Un applauso che non si spegne, un’emozione che continua a vibrare anche dopo il silenzio. Così l’Italia intera ha salutato Peppe Vessicchio, il direttore d’orchestra più amato dal pubblico e dagli artisti. Dopo la sua scomparsa, avvenuta l’8 novembre, un’ondata di affetto si è riversata sui social, nei messaggi di colleghi e amici, ma anche durante l’ultimo commosso addio nella chiesa dei Santi Angeli Custodi a Roma. Tantissimi hanno voluto esserci, stringendosi intorno alla famiglia. Tra le parole più toccanti, quelle della figlia del maestro, che ai microfoni di una trasmissione Rai ha confessato di essere stata circondata da un’ondata di calore immensa capendo quanto il padre fosse amato, non solo per il suo talento ma per la sua umanità. Nelle ultime ore, mentre la rete continua a raccontare il vuoto lasciato dal musicista, è emersa una proposta che sta raccogliendo consensi tra fan e addetti ai lavori.

Peppe Vessicchio: la musica come misura e sentimento
Nato a Napoli nel 1956, Peppe Vessicchio è stato molto più di un direttore d’orchestra: un simbolo di eleganza, rigore e passione. Per oltre trent’anni il suo nome è stato legato indissolubilmente al Festival di Sanremo, dove la sua figura discreta ma inconfondibile era diventata parte dello spettacolo stesso.
Collaboratore di grandi artisti come Gino Paoli, Ornella Vanoni, Zucchero, Elio e le Storie Tese e Roberto Vecchioni, ha saputo attraversare generi e generazioni con una cifra stilistica sempre coerente. Il pubblico lo amava per quel gesto calibrato della bacchetta e per il sorriso ironico con cui sapeva alleggerire anche le serate più tese.
Come si legge su RAI News, la sua “musica naturale” nasceva da un equilibrio tra tecnica e anima. «Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione», diceva, rivelando la sua visione profonda dell’armonia come riflesso dell’essere umano.

Il dolore e la malattia: l’ultimo silenzio del maestro
La notizia della sua morte ha colto tutti di sorpresa. Peppe Vessicchio è stato portato via da una polmonite interstiziale, una malattia subdola che, come ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, «può evolvere in modo rapido e silenzioso», come riporta Virgilio Notizie. Ricoverato al San Camillo di Roma, le sue condizioni si sono aggravate in pochi giorni.
Il dolore per la sua scomparsa è stato immediato e collettivo. Musicisti, giornalisti, politici e semplici spettatori hanno condiviso messaggi di cordoglio e ricordi. Roberto Vecchioni ha scritto: «È come se fosse sparita la musica, la nostra musica, con la tua risata da napoletano vero e geniale», come si legge su La7.
Durante il funerale, le parole si sono alternate ai lunghi applausi. Un saluto pieno di rispetto, come il suo modo di stare al mondo: sobrio, misurato, vero. Sui social, l’affetto per il maestro non si è fermato al lutto. Centinaia di messaggi, immagini e video hanno alimentato un sentimento condiviso: quello di non lasciar svanire la sua eredità.
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