Non c’è un momento sbagliato per parlare di Wimbledon, ma di certo è un torneo nel quale tutto viene amplificato. Soprattutto nel suo svolgimento, e a pochi giorni dalla sua conclusione. Che già tutti gli appassionati di tennis aspettano, e che avrà luogo sul campo dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club i prossimi 13 e 14 luglio. Data nelle quali verranno ufficializzati verdetti che non tutti apprezzeranno, e che potrebbe scontentarci, visti anche i precedenti italiani. Ma che sicuramente non deluderanno dal punto di vista sportivo e spettacolare.
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Nadal all’attacco
L’anno scorso furono Angelique Kerber – al primo successo sull’erba inglese – e Novak Djokovic – per la quarta volta – a trionfare. Quest’anno si vedrà! Le motivazioni più alte sembrano essere quelle di Rafa Nadal, che dopo la doppietta 2008 e 2010 è sempre uscito sconfitto da queste parti. E che ha affrontato la 133esima edizione del ‘Championship’ contestando l’organizzazione e i suoi criteri di assegnazione delle teste di serie.
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Casus Belli l’inserimento nel tabellone di Roger Federer (terzo secondo l’ATP) come testa di serie numero 2. “Andrebbe rispettato il ranking e chi gioca bene tutto l’anno, sulle varie superfici – ha dichiarato alla tv di casa Movistar. – Come accade in tutti gli altri tornei. C’è solo Wimbledon che lo fa”. “Comunque, che io sia 2 o 3, dovrò giocare al mio meglio per aspirare a ciò cui aspiro” ha tagliato corto lo spagnolo , attaccando frontalmente il cosiddetto ‘Algoritmo Verde’. Quello che incrocia i dati del ranking Atp con il totale dei punti conquistati sull’erba nell’ultimo anno e il 75% di quello precedente, per capirsi.
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Che Wimbledon ci aspetta?
Quello, soprattutto, che lo porterebbe a incontrare di nuovo il campione serbo in semifinale (che l’anno scorso perse per 6-4 3-6 7-6 3-6 10-8). Potrebbe essere una rivincita, in fondo… Di certo un evento. In attesa delle immancabili sorprese, si registrano intanto le Wild Card maschili dei britannici Jay Clarke, Paul Jubb e James Ward. E del cipriota Marcos Baghdatis, che ha già annunciato il ritiro al termine dell’impegno.
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La pattuglia italiana
Ma mentre i tifosi d’Oltremanica sognano di vedere in campo il loro Andy Murray e il suddetto Federer ha affidato ai suoi social un laconico messaggio che lascia ben sperare (“BACK”, ossia ‘tornato’), gli italiani pensano ad altro. Al di là dei complicati turni preliminari di Stefano Travaglia, Simone Bolelli e Jannik Sinner, nemmeno Federico Gaio, Roberto Marcora, Luca Vanni, Filippo Baldi, Alessandro Giannessi e Lorenzo Giustino ce l’hanno fatta.
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Stefano Napolitano, Salvatore Caruso, Gianluca Mager, Andrea Arnaboldi: solo in quattro su tredici hanno superato le qualificazioni. Ma è inevitabile che l’attenzione azzurra si concentri su Fabio Fognini e Matteo Berrettini, nel tabellone principale. Il primo arriverà sull’erba dopo essersi ricaricato lontano dai campi, il secondo sullo slancio della vittoria di Stoccarda e dalla semifinale di Halle.
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I precedenti azzurri
Purtroppo ancora nessun nostro connazionale ha mai vinto da quelle parti, e probabilmente non succederà quest’anno. A sfiorare l’impresa fu solo Nicola Pietrangeli, sconfitto al quinto set da Rod Laver nel 1960, con edizioni drammatiche nelle quali non si registrò neppure una vittoria per i colori azzurri. Nell’Era Open, fu Adriano Panatta a raggiungere il terzo turno (più volte) e i quarti (nel 1979) raccogliendo ben 16 vittorie sull’erba inglese. E se pure negli anni ’90 riuscimmo a portare fino a sette tennisti nel tabellone principale, con i quarti di finale raggiunti da Davide Sanguinetti nel 1998, è solo grazie a Seppi, Bolelli e Fognini che il tricolore ha riacquistato dignità a Wimbledon. Riusciremo a fare di meglio… presto?
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