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La fase 2 del tennis: porte chiuse e spogliatoi distanti. L’assenza di contatto favorisce la ripresa dei tornei nazionali

La fase 2 del tennis: porte chiuse e spogliatoi distanti. L’assenza di contatto favorisce la ripresa dei tornei nazionali

Per Angelo Binaghi, Presidente Fit, è cominciato il pressure test. Il mondo del tennis italiano si fa sentire in vista dell’inizio della fase 2. Chiede certezze per un settore colpito duramente nell’equilibrio dei circoli fino al business dei tornei maggiori. Ma a differenza del calcio o di altri sport di squadra, c’è un elemento positivo: si gioca a livello individuale con scarso contatto tra i giocatori. Per questo i dirigenti italiani spingono per la ripartenza. Ma i fronti aperti sono almeno due: il nazionale e l’internazionale, con quest’ultimo più difficile da immaginare per via dei frequenti spostamenti dei giocatori da più di 50 Paesi.

Dialogano le Federazioni di mezzo mondo, ognuna in affanno per trovare risposte. L’Austria, per esempio, annuncia che consentirà di giocare dal primo maggio mentre oltreoceano si fa di tutto per salvare gli US Open di agosto. In Italia invece la fase 2 inizierà con molta probabilità il 4 maggio. Sì, ma come?

Le nuove norme igieniche

Binaghi al Corriere della Sera ha infatti spiegato che “siamo lo sport più sicuro dal punto di vista sanitario: non possono trattarci come le discipline di squadra, di contatto o indoor. Vorrei che, nel riaprire lo sport di base, chi ci governa lo capisse: spogliatoi chiusi, panchine ai lati opposti, gel a ogni cambio di campo. Il tennis può e deve ripartire appena possibile: ci basta una settimana di preavviso”. Nella stessa intervista ha poi ipotizzato entrate e uscite ordinate del pubblico per fila, mascherine da indossare per tutti e giocatori che si raccattano le palline da soli.

Sul tema Internazionali di Roma ha invece dichiarato a Rai Radio 1: “Li vogliamo giocare tra settembre e ottobre, quando si potrebbe riprogrammare la stagione sulla terra rossa. È la nostra preferenza, ma siamo anche disponibili a disputarli a novembre o dicembre indoor. Oltre a Roma, ora abbiamo come poli del tennis Milano, dove da tre anni organizziamo le Next Gen Atp Finals, e Torino, dove dal 2021 organizzeremo le Atp Finals con i migliori otto giocatori della stagione”. Frena dall’altra parte il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, in una diretta Facebook: “La data che ho sempre indicato, il 4 maggio, è da confermare nei prossimi giorni quando avremo la certezza che sarà possibile. Spero di poterla mantenere, ma riguarda solo gli allenamenti a porte chiuse”.

Gaudenzi: “Più facile lavorare sul nazionale”

“Il problema è nei tornei dove abbiamo giocatori che arrivano da tutto il mondo – ha dichiarato il presidente della Atp, Andrea Gaudenzi, in un’intervista a Supertennis – quindi sarà più facile giocare i tornei nazionali. Gli scenari sono tanti, ma non sappiamo quando torneremo in campo. Al momento stiamo discutendo dell’opzione di avere 4 settimane sulla terra rossa dopo gli Us Open, dove ci sarebbero sia Madrid che Roma prima del Roland Garros. È complesso perché dobbiamo rispettare tutti. Stiamo dialogando con gli Slam e la Wta”.

Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute Spa, ha così descritto la situazione al quotidiano Avvenire: “Si potrebbe pensare anche a una ripartenza differenziata. Il tennis ad esempio, come altre discipline dove non si dovrà condividere lo spogliatoio, potrebbe riprendere prima di altre”.

Porte chiuse per i tornei?

Con Wimbledon cancellato e il Roland Garros spostato all’autunno, il primo terreno per testare la ripartenza sono gli US Open. Il torneo americano previsto per il prossimo 31 agosto rischia però di saltare oppure di essere giocato a porte chiuse. Entro giugno si esprimerà l’USTA, la federazione americana che si occupa di organizzare Flushing Meadows. “È altamente improbabile che l’US Open si svolga senza pubblico, non escludiamo nulla ma è contro lo spirito del gioco”. Lo ha detto il Ceo della federazione statunitense di tennis, Mike Dowse, in una conference call con i media. “Abbiamo cinque o sei medici che si consultano con noi con scadenza regolare. Sulla base di tali informazioni prenderemo la decisione se sia sicuro o meno partecipare al torneo”. Binaghi invece era stato più netto per la manifestazione di Roma: “Pur di fare gli Internazionali, accetto anche le porte chiuse” . Ma è chiaro che la febbre di tennis è altissima in tutto il globo. Sarà difficile frenarla a lungo con pallide promesse.