Spalletti finalmente può sorridere. Ci sono numeri che, dentro una stagione, smettono di essere casuali. Il 76 è uno di questi per la Juventus. Al 76’ di Juventus-Atalanta del 27 settembre Gleison Bremer si era fermato, costretto al cambio e poi ai box. Al 76’ della trasferta di Bologna, il brasiliano è tornato in campo, riprendendosi spazio, fiducia e centralità nel mondo bianconero.
Bravo Spalletti. https://t.co/Gxv3UanAyb
— Vito Lamorte (@tribunascoperta) December 15, 2025
Accanto a lui Kelly, pochi metri più in là Juan Cabal che corre, salta e colpisce. L’invito di Yildiz diventa oro, la Juventus vince e ritrova certezze che non sono solo episodiche.
Il protagonista inatteso è Cabal, esterno capace di adattarsi alto o basso, con una propensione naturale a spingere. Il gol nasce da un gesto semplice e feroce, un salto in cielo e la palla dentro. Poi il bacio al tatuaggio. “Ho baciato quello di mio figlio, ho fatto un gol per lui”, racconta.
Per lui è la seconda rete stagionale, ma soprattutto è la conferma di una crescita personale dopo due infortuni che avevano rallentato il suo inserimento. “Il tecnico ci ha dato fiducia, a me e ai miei compagni. Ora siamo pronti a morire per il nostro allenatore”, dice senza giri di parole. E guarda avanti: “Questa vittoria ci rimette in corsa per la parte alta della classifica. Ora testa alla Roma“. (continua dopo la foto)

Il rientro di Bremer è la notizia che cambia l’orizzonte. Non solo per quello che rappresenta, ma per l’effetto immediato sulla squadra. “Il ritorno di Gleison è una bella notizia per lui e per tutti noi: adesso ci sentiremo ancora più sicuri”, spiega Kelly.
Il centrale inglese gioca una partita di personalità, pulita, sempre puntuale nel leggere le situazioni e allontanare i pericoli. La sensazione è che la linea difensiva, con Bremer a guidarla, ritrovi ordine e fiducia. E questo apre scenari nuovi anche sul piano tattico.
In attesa del rientro di Federico Gatti, la Juventus può contare su una difesa più profonda e varia: Kalulu, la crescita di Kelly, l’esperienza di Rugani, la leggerezza di Cabal, l’intelligenza tattica di Koopmeiners e la leadership di Bremer.
Con queste caratteristiche, passare a quattro in difesa non è più un’ipotesi teorica ma una soluzione concreta. Un’opzione che aumenta le scelte, rafforza la competitività interna e restituisce alla Juve quella sensazione di abbondanza che, da tempo, mancava. E quando Cabal segna, Bremer gioca e la squadra vince, anche il futuro smette di sembrare un rebus.
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