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Tennis, il documento anti-Sinner divide il circuito: fra i 12 firmatari anche top player

Il mondo del tennis è scosso dal documento presentato dalla Professional Tennis Players Association (PTPA), l’organizzazione fondata da Novak Djokovic e Vasek Pospisil, che accusa gli organi di governo del circuito di gestione “illegale e abusiva”.

Non sfugge all’attenzione di chi ha analizzato il documento che il caso che ha coinvolto Jannik Sinner viene citato come esempio emblematico delle presunte distorsioni del sistema, ma il mistero avvolge i nomi dei firmatari del documento e soprattutto l’assenza della firma dello stesso Djokovic.

Tra i nomi che compaiono ufficialmente spiccano Pospisil e Nick Kyrgios, noti per le loro posizioni critiche nei confronti dell’Atp e della Wta. La lista completa degli altri dieci giocatori però resta avvolta nel mistero, con la PTPA che sottolinea come molti tennisti, anche di alto livello, abbiano preferito rimanere anonimi per paura di ripercussioni.

Nel dossier presentato si legge: “Abbiamo parlato con oltre 300 giocatori prima di presentare la domanda e tutti ci hanno dato grande sostegno, inclusi i top player. L’Atp/Wta ha diffuso così tanta paura nel corso degli anni che non è facile rendere pubblica la propria identità“.

Jannik Sinner, i 12 firmatari del documento scottante

Un punto che lascia perplessi è proprio l’assenza del nome di Djokovic tra i firmatari. Il serbo, pur essendo tra i fondatori del sindacato, ha scelto di non figurare direttamente tra i 12 giocatori che hanno firmato l’atto di denuncia. Questo alimenta i dubbi sulla reale portata del documento e sulla spaccatura all’interno del circuito.

L’impressione è che il movimento della PTPA sia ancora lontano dall’ottenere un appoggio compatto da parte del circuito. Se da un lato la denuncia ha acceso i riflettori sulle presunte irregolarità nella gestione del tennis professionistico, dall’altro la mancanza ufficiale di nomi di primissimo piano tra i firmatari sembra indebolire l’iniziativa, rendendola più un segnale di protesta che un reale punto di svolta.

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