
Un piede in cantiere, l’altro in panchina. Così Fabio Nisticò sta provando a scrivere un altro capitolo storico per il Bra, matricola piemontese pronta a debuttare tra i professionisti dopo la promozione dalla Serie D. L’allenatore-imprenditore, 40 anni e venti trascorsi a gestire doppie vite tra edilizia e pallone, ha portato a sorpresa il club in Serie C. E ora, tra una gettata di cemento e una seduta tattica, punta a sorprendere ancora.
UFFICIALE: Bra, arriva un 24enne centrocampista dalla Serie A https://t.co/t1o32pih9p
— NotiziarioCalcio (@NotiziarioC) August 4, 2025
“Sveglia all’alba, giretto in magazzino e poi via nei cantieri. Coordino l’impresa di famiglia al mattino, nel pomeriggio sono in campo. Allenare non dà certezze, il lavoro non lo lascio”, dice Nisticò in un’intervista con la Gazzetta dello Sport.
Con questa filosofia, Nisticò ha guidato la terza squadra più giovane del girone A alla promozione, e oggi si prepara al debutto in Coppa Italia contro l’Arezzo il 16 agosto, prima del battesimo in C contro la Sambenedettese davanti a 12mila spettatori: “Siamo abituati a poche centinaia. Sarà un’emozione forte”.
Nessuno avrebbe scommesso sul Bra un anno fa. E invece, con investimenti contenuti, un gruppo coeso e tanta fame, il club è tornato tra i professionisti dopo 11 anni. “Lo scorso gennaio ci hanno paragonati a Juventus e Atalanta: avevamo la miglior difesa d’Italia, solo 9 gol subiti in 22 partite. Era tutto nuovo per noi, ma siamo rimasti concentrati e abbiamo vinto”.
Una promozione arrivata con studenti universitari e lavoratori: il capitano Tuzza lavora in un centro medico, il bomber Aloia aiuta nel ristorante di famiglia. “Siamo un gruppo vero. E adesso puntiamo a salvarci il prima possibile. Ma sognare non costa nulla: vogliamo arrivare almeno a metà classifica”.
Accanto a Nisticò, da qualche settimana, c’è l’ex portiere di Serie A Stefano Sorrentino: “È il nostro nuovo direttore tecnico, ci conosciamo da sempre. Due anni fa mi ha aiutato a salvarmi con il Chisola, ora lavoriamo di nuovo insieme. Parla spesso con i portieri, è nel suo Dna”.
Bra, il riferimento dell’allenatore è… Antonio Conte
Il riferimento in panchina, l’uomo che fa da ispirazione a Nisticò, è un tecnico importante: “Antonio Conte è l’emblema del tecnico perfetto. Temperamento, motivazione, capacità di tirare fuori il massimo dai suoi giocatori. Cerco di portare quello spirito anche qui”.
Non è solo una metafora. Nisticò parla di “fondamenta solide” e lo fa con la consapevolezza di chi costruisce davvero. Il Bra è un progetto che si regge sulla forza di una comunità, su dirigenti radicati nel territorio (il presidente Germanetti è lì da 18 anni) e su una squadra che sa soffrire e sognare al tempo stesso.
E se la cartolina della scorsa stagione è la festa improvvisata nel campetto dell’Imperia il 13 aprile, il cantiere è già ripartito: “L’obiettivo è salvarci. Ma con questa mentalità possiamo costruire qualcosa di grande. Un passo alla volta. Come in un buon edificio”.