Entro maggio. Questa la scadenza dopo la quale la stagione 2019-20, almeno in Italia, potrebbe terminare senza che si torni a giocare. Come regolarsi con scudetto, retrocessioni e qualificazioni alle coppe? Si fa strada un’ipotesi nuova: nessun titolo assegnato e allargamento della Serie A a 22 squadre.
Nessuna retrocessione
L’assemblea di Lega andata in scena martedì ha evidenziato la spaccatura tra i club che vorrebbero riprendere a giocare appena possibile e quelli che invece preferirebbero annullare la stagione. Il secondo fronte, ed è una novità, sta crescendo sempre di più. La decisione andrà presa intorno a metà aprile: andando oltre si condizionerebbe infatti anche l’annata 2020-21. La speranza delle squadre che vorrebbero portare a termine il campionato è che gli allenamenti riprendano a fine aprile, con 10-15 giorni per rimettersi in condizione e ripartire così a giocare il 9 o il 16 maggio, fino a fine giugno.
Se la situazione sanitaria non migliorasse, la Uefa ha avanzato una proposta che però non sembra riscuotere grande successo: tornare a giocare a inizio giugno per finire i campionati entro metà luglio e poi concludere rapidamente le coppe: la nuova stagione verrebbe condizionata in modo troppo pesante.
L’incastro è talmente complicato da suggerire che sia meglio iniziare a pensare a una terza via. Ossia il congelamento dell’attuale classifica: non per assegnare il titolo, dato che lo scudetto non andrebbe a nessuno, ma per decidere le squadre qualificate alle prossime edizioni di Champions ed Europa League. Bloccate anche le retrocessioni, con allargamento della Serie A a 22 squadre per la sola stagione 2020-21: le due promosse sarebbero Benevento e Crotone. Al momento, la maggior parte dei club sarebbe per questa soluzione. “Contro” soprattutto la Lazio di Lotito (che sogna lo scudetto), il Milan (fuori dall’Europa), ma anche la Roma (a tre punti dalla Champions).
Stipendi, club contro calciatori
L’obiettivo è contenere il danno economico dovuto dalla mancanza di incassi e dei diritti tv. Come? Rivalendosi sui calciatori. In tutte le federazioni, non solo in Italia, si parla di tagli agli stipendi dei calciatori per assorbire il colpo. Lega e Figc hanno iniziato a parlarne ieri e torneranno a farlo prima di Pasqua. Lo faranno anche con i calciatori e gli allenatori, convocati a distanza giovedì dal presidente federale Gravina.
Il monte stipendi complessivo della Serie A è pari a 1,3 miliardi di euro. E i presidenti vogliono tagliare gli ingaggi forti di un presupposto: se i dipendenti non si allenano e non giocano, perché pagarli? I club stanno ragionando su due formule. La prima prevede il mancato pagamento per il periodo di tempo “non lavorato”, la seconda presuppone un forte sconto (circa il 30%).
Eriksen e Lukaku lasciano l’Italia
Dopo la “fuga”, tra gli altri, di Higuain e Cristiano Ronaldo, anche l’Inter registra le partenze di alcuni dei suoi tesserati. Eriksen e Lukuaku hanno lasciato l’Italia, così come Godin, Moses, Young, Handanovic e Brozovic. Cresce dunque l’incertezza sulla ripresa. Per tutti i calciatori dell’Inter, comunque, il lavoro proseguirà, seppur lontano da Appiano Gentile. Doppia seduta di allenamento al giorno, lavoro con cyclette e tapis roulant, esercizi con gli elastici, dieta ferrea. Ossia quello che farà chi è rimasto a Milano, come Lautaro Martinez.