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Rovescio a due mani, i dettagli di un colpo fondamentale

Rovescio a due mani

Solo pochi giorni fa è scomparso Beppe Merlo, uno dei campioni italiani che ha più dato risalto al colpo bimane negli anni ’50.

Aveva 91 anni e la sua morte ci fa pensare che molte cose che diamo per scontate nel tennis moderno, come l’opzione a due mani, furono in realtà frutto di sperimentazioni e rivoluzioni lente, graduali a volte invece rapide ed esplosive. All’inizio il rovescio a due mani non era contemplato nel tennis; non era un’opzione diffusa fino al 1970 circa quando Connors e poi Agassi lo portarono invece nel circuito ufficiale. Evoca quindi tempi andati ma anche un presente che pulsa e combatte per conquistarsi il suo punto. Uno dei colpi fondamentali è infatti interessato da due varianti che dividono come in una tifoseria.

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Rovescio a due mani vs a una mano: c’è partita oppure no?

Quella che cerca il colpo con l’ausilio di entrambe le braccia e quella che invece considera la doppia presa come un impiccio al proprio virtuosismo da campione. Pensare che un tempo era considerato un colpo sperimentale rispetto a una sola mano e oggi è al contrario valutato come agevolato nel controllo della palla.

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Una mano invece significa spesso classe in campo e grande capacità di impattare la palla al punto giusto. Federer ne è un cultore, ma anche Wawrinka non scherza visto che è capace di entrare sulla palla e accelerare anche con arrivi veloci dall’altra parte del campo.

Ma è vero anche che vediamo tutto un proliferare di teorie e analisi su chi abbia il più letale ed elegante rovescio ‘singolo’ del circuito Atp. Eppure lo stesso svizzero, in un episodio raccontato dai giornali, ha rivelato di consigliare a chi comincia a praticare lo sport di eseguire la variante a due mani, perché è modalità più facile da imparare e da controllare. Tra i vantaggi del bimane ci sono la stabilità, un’apertura controllata, la maggiore potenza. E allora, non c’è ‘partita’ almeno per chi inizia. Ma poi ci sono quei colpi dei grandi campioni che fanno davvero la differenza e, diciamo noi, l’eccezione.

 

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