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Giocatori e dirigenti positivi al Covid-19: la ripresa della Serie A può slittare a giugno

serie a giugno

“Dopotutto, domani è un altro giorno”. A Claudio Lotito, presidente della Lazio, potrebbe essere tornata alla mente la frase celebre di Via col vento, pronunciata dal personaggio di Rossella O’Hara. Poco prima aveva cavalcato il tormentone di Rhett Butler, quel “francamente me ne infischio” che lo aveva portato a insistere per una ripresa veloce degli allenamenti. Impossibile da accontentare. L’emergenza Coronavirus è al culmine, si contano migliaia di morti e nessuno vuole mettersi in pericolo giocando in stadi vuoti. Quello che è necessario è ritrovarsi per discuterne. Ed è quello che faranno appunto martedì, rigorosamente in conference call, i presidenti dei club di Serie A. Una riunione di Lega per discutere dell’emergenza: le scadenze, i tagli, le alternative.

I piani per la ripresa

I presidenti dovranno decidere l’agenda degli interventi più urgenti, ma considerando tutti e quattro gli scenari al momento possibili: ripartenza a maggio (sempre più improbabile), Serie A in giugno (possibile), a luglio (realistica) o la chiusura della stagione alla 26/a giornata.

Di certo c’è che La Serie A non ripartirà prima di maggio. Anche ipotizzando un’improbabile fine dell’emergenza al 3 aprile, giorno in cui scadrà il primo dpcm varato dal premier Conte, ai calciatori servirebbe del tempo per rimettersi in condizione. In Inghilterra, per esempio, pensano di ripartire il primo giugno a porte chiuse, come d’altronde si giocherebbe la Serie A dato che i tifosi non si potrebbero nemmeno spostare.

Ecco allora che i piani della Lega di A si intersecano con quanto deciderà martedì la riunione della Uefa, convocata per provare a sbrogliare la matassa delle date. Per ora Nyon non fa sconti sulla formula delle coppe o sulla finestra prevista per le nazionali, ma la sensazione è che succederà la stessa cosa accaduta con Euro 2020: la Uefa cederà, tagliando il numero delle gare delle coppe per arrivare all’assegnazione di Champions ed Europa League, abolendo la finestra dell’1-9 giugno per le nazionali. Magari concedendo di sforare la dead line concessa a tutte le Federazioni: chiudere la stagione entro il 30 giugno.

Nuova stagione con punti bonus?

Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, ha nel cassetto un’altra proposta. Congelare il campionato, di fatto annullandolo, ma conservando i punti di differenza tra una squadra e l’altra nella nuova stagione. Un esempio. Il Benevento è primo in Serie B con 22 punti. Ripartirebbe ad agosto, ancora nel campionato cadetto, ma con un +22 sull’attuale seconda. Ad oggi è, ovviamente, solo un’ipotesi.

“Nessuno in campo senza sicurezza”

Il problema è che i danni del Coronavirus sono ancora ignoti. Prima di tornare in campo, pertanto, gli atleti andrebbero sottoposti a un nuovo giro di idoneità sportiva. Se uno di loro risultasse positivo a ridosso della ripresa si dovrebbe mettere la sua squadra in quarantena, col rischio di dover slittare ancora il ritorno in campo. Senza dimenticare le tante persone che lavorano a contatto con una squadra di calcio, dagli autisti ai cuochi.

Senza dimenticare il problema del rientro. La Juventus, per esempio, ha visto cinque dei suoi lasciare l’Italia. Il primo è stato Higuain, corso in Argentina dalla madre malata. All’estero anche Ronaldo, Khedira, Pjanic e Douglas Costa. Ammesso che venga loro concesso di tornare nel nostro Paese, dovrebbero restare in quarantena per due settimane. Difficile quindi gestire i tempi.

I consiglieri dell’Aic, tra cui Chiellini e Acerbi, sono comunque allineati. Nessuna ripresa degli allenamenti fino al 4 aprile, anche se c’è il rischio che si slitti ulteriormente se la situazione non migliorerà. Per quel che riguarda la ripresa del campionato, la loro posizione è netta: si ripartirà quando non ci sarà nessun rischio sanitario (la pensa così anche Infantino, presidente della Fifa).

I calciatori positivi al Covid-19

Dall’11 marzo al 23 marzo sono stati 14 i giocatori della Serie A risultati positivi al Coronavirus. Il primo è stato Rugani della Juventus. Il giorno seguente, ossia il 12, è toccato a Gabbiadini della Sampdoria. Tra il 13 e il 14 marzo, invece, sono risultati positivi al tampone i suoi compagni di squadra Ekdal, La Gumina e Thorsby. Quindi, il 14 marzo, Depaoli e Bereszynski. Con 6 calciatori, la Sampdoria è il club più colpito, c’è anche un membro dello staff medico, Amedeo Baldari. Inizialmente si pensava che anche Colley fosse risultato positivo, in realtà lo stesso difensore ha smentito.

Tra il 13 e il 14 è toccato alla Fiorentina prendersi le prime pagine dei quotidiani sportivi: prima Vlahovic, poi Cutrone e capitan Pezzella. Ricoverato anche Luca Pengue, responsabile sanitario della Viola. Positivo, infine, il fisioterapista Stefano Dainelli, in isolamento domiciliare come i tre calciatori. Il 17 marzo, nuovo caso nella Juventus: positivo Matuidi, ma anche Zaccagni del Verona. Infine, il 21 marzo, il bianconero Dybala e la promessa del Milan, Daniel Maldini. Positivo come il papà Paolo.

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