
Uno scandalo clamoroso ha interrotto il processo sulla morte di Diego Armando Maradona, costringendo il Tribunale orale n.3 di San Isidro, in Argentina, ad annullare l’intero procedimento. A scatenare il terremoto è stata la posizione di Julieta Makintach, una dei tre giudici del collegio, coinvolta nella realizzazione di un documentario non autorizzato dedicato proprio al processo che avrebbe dovuto presiedere.
Si è dimessa la giudice “star”, il processo #Maradona rischia di ripartire da zero
— il Napolista (@napolista) May 29, 2025
Julieta Makintach ha dichiarato di non avere "altra scelta" se non quella di abbandonare il caso dopo lo scandalo del documentariohttps://t.co/Ye3EjMp6jd
A comunicare l’annullamento è stato il giudice Maximiliano Savarino, che ha dichiarato apertamente l’incompatibilità della collega: “La giudice Julieta Makintach, coinvolta nella realizzazione di un documentario non autorizzato, non è intervenuta in modo imparziale. La sua condotta ha danneggiato sia l’accusa che la difesa“.
Una posizione che ha portato alla sospensione immediata del procedimento, con la possibilità, ora al vaglio, di farlo ripartire dall’udienza preliminare. Il titolo della docu-serie incriminata è “Giustizia Divina”, e durante l’ultima udienza ne è stato proiettato il trailer: immagini d’archivio di Maradona, riprese dei corridoi del tribunale, e una narrazione enfatica che ritrae Julieta Makintach come una paladina di giustizia.
Un prodotto dal taglio cinematografico che ha scosso l’aula: Gianinna Maradona ha avuto un malore, uno degli avvocati ha inveito contro la giudice, e perfino il pubblico ministero Patricio Ferrari ha tuonato: “Lei ha mentito prima e sta mentendo ancora adesso“.

Di fronte all’evidenza, Makintach ha cercato di giustificarsi, affermando di aver concesso solo un’intervista. Ma il video parlava chiaro: la giudice era parte integrante della narrazione. Messa con le spalle al muro, ha presentato le dimissioni, lasciando vacante il suo posto nel collegio giudicante. Il tribunale ha così annullato l’intero processo, suscitando rabbia e incredulità.
Fernando Burlando, avvocato di Dalma e Gianinna Maradona, ha definito l’accaduto “un fatto inedito nella storia della giustizia argentina“. Dopo cinque anni di attesa e mesi di testimonianze e prove, la sensazione è che la verità stia per sfuggire tra le dita. La famiglia chiede che il procedimento riparta da zero, ma la fiducia nel sistema è ormai minata.
Il processo, nato per far luce sulle responsabilità mediche nella morte del Pibe de Oro, si è trasformato in un caso di spettacolarizzazione giudiziaria. Il 25 novembre 2020 Maradona è morto nella sua casa di Tigre, in circostanze controverse. Ma oggi, più che un’aula di tribunale, a prendere la scena è qualcosa di assurdo, che somiglia al copione di una pessima serie TV. E il prezzo potrebbe essere la giustizia stessa.
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