x

x

Vai al contenuto

Petronella Ekroth, la ‘delusa’ del campionato femminile

Petronella Ekroth

Un anno. Tanto è bastato a Petronella Ekroth per decidere di lasciare la Juventus femminile dopo essere entrata nella squadra nella scorsa estate, quella del 2018. “Grazie per quest’anno e per quest’opportunità. È stata una grande esperienza, e ricorderò le sfide di quest’anno per il resto della mia vita. Voglio specialmente ringraziare i fans ed i supporter. Siete veramente speciali, e vi ringrazio per il supporto che mi avete dato durante tutta la stagione. Buona fortuna, fino alla fine”.

[content-egg module=Ebay template=list next =1]

Così ha salutato il club su Instagram agli inizi di luglio. Si torna per ora al DjurgÃ¥rden, team svedese dove aveva militato per due anni prima di lasciarlo per Torino. I cambiamenti di team sono frequenti, quindi non dobbiamo troppo stupirci in questo senso. Eppure la vicenda della calciatrice di origine norvegese ha suscitato più di qualche perplessità. Primo perché l’addio avviene solo dopo un anno, secondo perché alcune dichiarazioni postume hanno fatto emergere il dubbio che ci fosse anche altro dietro la decisione. Ripercorriamo per un attimo la vicenda.

Leggi anche: La nuova Serie A, tra ritiri e amichevoli

Petronella Ekroth e la vicenda Ronaldo

Intervistata dall”Expressen’, ha spiegato alcuni dei motivi che l’hanno portata a lasciare il club bianconero.

“La Juve? Ho cercato di guardare le cose con una prospettiva più ampia, migliorando come calciatore e come essere umano . Alla fine ho fatto bene a restare anche se c’erano cose strane. La mia visione di come trattare le persone è diversa dalla loro. Non credo che le calciatrici straniere fossero trattate come le italiane. Ci sono state situazioni in cui a volte mi sono chiesta se fossi a Candid Camera. Poi mi sono abituata. Capisco che ci siano diversi modi per gestire le cose ma alcuni di questi non vanno bene. Il caso Ronaldo? Non dovevamo parlarne. Siamo state zitte non lo abbiamo menzionato. L’unica cosa da fare era mantenere un basso profilo e lavorare per i valori del club. Mi sono chiusa molto e ho sentito che le mie opinioni non contavano. Come se fossi in una prigione. Non potevo davvero fare tutto ciò che volevo… È stato difficile”. Nel frattempo, solo qualche giorno dopo, il calciatore veniva scagionato dalle accuse di stupro.

[content-egg module=Amazon template=list next =1]

[content-egg module=Amazon template=list next =1]

La risposta della Salvai

Le sue parole hanno scatenato un bel putiferio qui in Italia. Anche perché il suo ruolo è stato determinante sul finire della stagione dopo l’infortunio di Cecilia Salvai. Fatto sta che persino la compagna di squadra l’ha attaccata per le sue esternazioni. “La maglia che si indossa, bianconera o no, va rispettata sempre – risponde Salvai come riportato da Tutto Juve -. Il mio consiglio è di non credere a delle parole dette da chi ha passato una stagione indossando questa maglia e usandola per scopi personali, perché fa figo avere addosso la maglia della Juve e girare l’Italia. Soprattutto se italiani non si è. E magari anche festeggiare dopo aver alzato ben due coppe a distanza di una settimana. Perché fa figo vincere il campionato e coppa con la maglia della Juve e finire poi a sminuire e far credere che tutto questo è stata una prigione, perché fa figo forse parlare male di una società come la Juventus o forse no, forse era meglio tacere”.

La Petronella, classe 1989 e originaria di Askim in Norvegia, è stata decisiva per far vincere alla Juve il campionato e la Coppa Italia con due gol segnati in due match particolarmente strategici. Per questo le sue parole fanno ancora più male e gettano un ombra sul club e sui suoi rapporti con le calciatrici straniere.

Argomenti