Lorenzo Musetti ha chiuso la sua stagione con la prestigiosa qualificazione alle Atp Finals di Torino, evento che lo ha consacrato tra i migliori otto del mondo nonostante l’eliminazione ai gironi dopo il brillante successo contro De Minaur. Un’annata positiva, segnata però anche da alcune critiche sul suo comportamento in campo, in particolare per le espressioni blasfeme che spesso finiscono sotto la lente dei social. In un’intervista a D di Repubblica, il tennista toscano ha affrontato nuovamente il tema, raccontando il percorso personale intrapreso per gestire le proprie reazioni emotive.
Le emozioni nel tennis e la fatica di gestirle
Musetti non ha nascosto quanto il tennis possa essere uno sport emotivamente devastante. Le “tempeste emotive” lo colpiscono più di quanto vorrebbe: la rapidità con cui si passa dal controllo alla frustrazione, dal “paradiso all’inferno”, lo porta spesso a un’autocritica feroce. Il tennista ammette di faticare a reggere questi sbalzi, descrivendosi come qualcuno che può cadere “a un passo dall’orizzonte per un singolo 15”.
Le espressioni blasfeme e il lavoro su sé stesso
Sulla questione del linguaggio in campo, Musetti parla con sincerità: essere toscano lo porta a usare toni forti per abitudine, ma riconosce che quelle parole non riflettono il suo intento e che non ne va fiero. Per un periodo si è affidato a uno psicoterapeuta per imparare a controllarsi, salvo poi interrompere il percorso. Pur non aspirando alla perfezione né al politicamente corretto, assicura di essere consapevole dei propri limiti e di voler crescere, anche nell’evitare i conflitti che tende a rifuggire.
L’imbarazzo nel rivedersi e la volontà di migliorare
Rivedere le immagini dei suoi sfoghi lo mette in difficoltà. Musetti ammette di avere “masochismi e complessità” che a volte emergono nei momenti di tensione. Allo stesso tempo, rivendica la propria autenticità: crede che il pubblico si identifichi nei suoi alti e bassi e considera un valore essere “fuori dal coro”, lontano dal modello del giocatore perfettamente omologato.
Il rapporto con Sinner: nessuna rivalità, solo stima
Infine, Musetti respinge l’idea di una rivalità con Jannik Sinner. Anzi, definisce un “vantaggio” poter condividere la scena con un campione come lui. Non lo vede come un avversario da temere, ma come un punto di riferimento che indica una direzione. Le loro strade sono diverse, dice Musetti, ma parallele: ciascuno cresce con i propri tempi, pur sotto il peso delle grandi aspettative che hanno accompagnato entrambi.
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