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Milan, il vantaggio nascosto di una stagione senza coppe

Milan, non giocare in Europa e uscire subito dalla Coppa Italia può sembrare una sconfitta sportiva. Ma nella corsa allo scudetto il rovescio della medaglia è un vantaggio enorme, misurabile e concreto: minuti, energie, recupero. Tradotto: partite in meno, stress in meno, margini in più. E i numeri, questa volta, parlano chiaro.

La situazione è semplice. Inter e Napoli, rivali dirette del Milan insieme alla Roma, sono ancora in corsa su tutti i fronti: campionato, Champions, Coppa Italia e Supercoppa. Da qui a maggio possono arrivare a giocare fino a 43 partite: 25 in Serie A, 12 in Champions, 4 in Coppa Italia e 2 in Supercoppa.

Il Milan, invece, si fermerà a campionato e Supercoppa: totale 27 partite. La differenza potenziale è di 16 gare. Tradotto in minuti: 1440. Tradotto ancora meglio: 24 ore esatte di calcio in meno nelle gambe. (continua dopo la foto)

Ventiquattro ore che fanno la differenza in termini di stanchezza, gestione degli infortuni, turnover e lucidità mentale. È un altro sport.Guardando alle ultime stagioni, il dato è ancora più chiaro. Nel 2024-25: Napoli 41 partite, Milan 55, Juve 55, Inter 63. Nel 2023-24: Juve 43, Inter 49, Napoli 49, Milan 52. Nel 2022-23: Napoli 49, Milan 52, Juve 56, Inter 57.

In tre anni, lo scudetto è andato due volte alla squadra che ha giocato meno e una volta, nel caso dell’Inter, alla seconda meno spremuta. La tendenza è netta: meno partite, più punti pesanti.

La stagione ha già mostrato filosofie opposte. Allegri ha fatto giocare spesso i titolari, sfruttando l’assenza di impegni europei. Conte ha alternato soprattutto per necessità, rilanciando uomini come Neres e Lang dopo mesi difficili. Chivu, invece, sta gestendo una rosa più ampia, con l’obbligo di farlo fino a primavera per via del calendario congestionato.

Tre modelli diversi, ma con un fattore comune: chi ha più impegni è costretto a scegliere, dosare, rischiare. A spiegare cosa cambia davvero quando si moltiplicano le partite è Giovanni Mauri, storico preparatore atletico passato da Ancelotti al Psg, al Real, al Bayern. (continua dopo la foto)

“Quando mi sono trovato a gestire campionato e tre competizioni fino ai quarti, ho cambiato completamente il mio lavoro. Prima avevo obiettivi fisiologici, poi il mio scopo è diventato il benessere psicofisico. Siamo passati all’individualizzazione totale del lavoro. Se hai tre competizioni, non puoi più lavorare globalmente”. (continua dopo la foto)

Oggi questo approccio è diventato prassi, ma il concetto resta identico: più si gioca, più il corpo va interpretato, prevenuto, protetto. Lo stress non è solo fisico, è anche mentale.

Va poi sottolineato come negli ultimi anni abbiano vinto i campionati squadre che o non erano impegnate nelle coppe, oppure sono uscite prematuramente: il Napoli di Spalletti e di Conte, l’inter di Inzaghi nell’anno in cui è uscita agli ottavi contro l’Atletico di Madrid. (continua dopo la foto)

Alla fine il concetto si riduce a una considerazione semplice: Allegri ha 24 ore di campo in meno rispetto alle rivali. Ventiquattro ore da trasformare in recupero, lucidità, preparazione mirata. Se quel tempo verrà gestito bene, non resterà solo un vantaggio teorico. Si tramuterà in punti. E a maggio, come sempre, conteranno solo quelli.

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