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La Lazio sbatte sul Lugodorets e… su arbitro e Var: è pareggio all’Olimpico

La Lazio interrompe la sua striscia di quattro successi consecutivi in Europa League pareggiando 0-0 all’Olimpico contro il Ludogorets nella quinta giornata della Fase Campionato 2024/25. Un match frustrante per gli uomini di Marco Baroni, che hanno trovato davanti a sé una difesa bulgara compatta e una conduzione arbitrale discutibile, culminata nel mancato rigore su Isaksen nel secondo tempo.

Primo tempo: dominio sterile

Con sette cambi rispetto al match di Serie A contro il Bologna, Baroni ha schierato un 4-2-3-1 che ha faticato a trovare spazi contro il 5-4-1 difensivo del Ludogorets. Nonostante il dominio territoriale, la Lazio ha creato poche occasioni nitide: Dia ha avuto due spunti interessanti, ma il portiere Bonmann non è mai stato davvero messo alla prova. La manovra biancoceleste è risultata troppo lenta e prevedibile, con un utilizzo eccessivo della fascia sinistra dove Pellegrini ha cercato invano di fare la differenza.

Ripresa: miglior approccio, stessa sorte

Nella ripresa, Baroni ha rivoluzionato l’assetto inserendo Lazzari, Castellanos, Isaksen e Rovella. Questi cambi hanno dato maggiore dinamismo e ampiezza al gioco della Lazio, che ha iniziato a creare più pericoli. Tuttavia, il muro del Ludogorets ha retto, con Bonmann sempre attento e decisivo.

A un quarto d’ora dalla fine, l’episodio più discusso: Marcus interviene in ritardo su Isaksen in area, ma né l’arbitro Strukan né il VAR hanno assegnato il rigore. Una decisione che ha mandato su tutte le furie Baroni e ha reso la partita ancora più nervosa e spezzettata. L’ultimo guizzo della Lazio è arrivato con Guendouzi, ma la sua conclusione si è infranta sulla traversa.

Per la Lazio, questo 0-0 rappresenta un’occasione persa per chiudere definitivamente i giochi in ottica qualificazione diretta agli ottavi. Ora sarà decisivo l’ultimo turno della Fase Campionato. Nonostante il risultato, la squadra di Baroni resta imbattuta nella competizione, ma il pareggio lascia un retrogusto amaro, sia per il mancato rigore che per l’incapacità di sfondare contro una squadra votata esclusivamente alla difesa.

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