
La Juventus cambia pelle, e stavolta non si tratta solo di un cambio in panchina o di un restyling della rosa. Stavolta è la struttura stessa del club a essere coinvolta nella rivoluzione. Dopo anni di transizione, errori e speranze disattese, John Elkann ha deciso: la Juve deve tornare a essere forte in campo e solida ai piani alti. Come ai tempi di Agnelli, Marotta e Paratici.
🚨La volontà di John Elkann, è di riportare “Juventinità” all’interno della dirigenza:
— Paolo Laganá (@paolo_lagana_) May 13, 2025
Proprio per questo, sembra che Giorgio Chiellini possa diventare il nuovo vice presidente della #Juventus già nella prossima stagione.
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E il primo nome a incarnare questa rinascita è quello di Giorgio Chiellini, ora figura chiave nel ridisegno della governance. Ma non sarà solo. Nella nuova mappa del potere bianconero spuntano anche Damien Comolli, dirigente internazionale, e Matteo Tognozzi, volto già noto a Vinovo. E attenzione: Cristiano Giuntoli rischia seriamente il posto.
Dopo un anno dietro le quinte come responsabile delle relazioni internazionali, Chiellini si prepara a un ruolo ben più operativo. Elkann lo vuole come collante tra area sportiva e manageriale, con un occhio sempre più attento alla politica del club. L’ex capitano bianconero dovrebbe entrare nel prossimo Consiglio di Amministrazione, in vista di un futuro che potrebbe portarlo anche alla presidenza. (continua dopo la foto)

In attesa del grande ritorno in panchina di Antonio Conte, se avverrà, è Giorgio a tessere i fili della nuova Juventus. Al suo fianco, la proprietà intende affiancare un dirigente esperto di campo: Damien Comolli, attualmente presidente del Tolosa e uomo con un curriculum che parla da sé – da giocatore a osservatore, da ds a presidente. Uno con le spalle larghe e il profilo giusto per fare il Marotta 2.0.
E Giuntoli? Dopo una stagione con luci e ombre, la sua posizione non è più salda come un tempo. Ha centrato l’obiettivo Champions e ridotto il monte ingaggi, ma ha deluso nella gestione di Thiago Motta, al centro di un progetto costato 15 milioni di euro e finito con un fragoroso fallimento.
Non è detto che quello di Giuntoli sia un addio, però. Il suo contratto lungo e oneroso (fino al 2028 a 2 milioni l’anno) potrebbe garantirgli una permanenza diversa in una struttura più articolata, magari concentrandosi solo sul mercato, lasciando ad altri la regia complessiva dell’area sportiva.
A completare il puzzle potrebbe arrivare un nome familiare: Matteo Tognozzi, ex Granada ma con un lungo passato alla Juve. Ha scoperto talenti come Huijsen, Soulé e Yildiz, conosce l’ambiente e sa come muoversi nel mondo bianconero. Figlio d’arte (suo padre Stefano fu scout per Spalletti), potrebbe affiancare Giuntoli o addirittura sostituirlo.
Con la Champions ritrovata, l’obiettivo dichiarato è lo scudetto. Ma Elkann sa bene che senza fondamenta solide, il castello rischia di crollare al primo scossone. Per questo sta ricostruendo una struttura manageriale completa, con ruoli definiti e competenze diversificate. Come ai bei tempi. (continua dopo la foto)

La memoria corre al modello vincente targato Andrea Agnelli: Marotta per il campo, Mazzia per i conti, Paratici e Cherubini nel mercato, Nedved a rappresentare lo spirito guerriero. Una squadra fuori dal campo capace di guidare quella che formata dai giocatori e dall’allenatore. È questo l’orizzonte che Elkann vuole riprendersi.
Tutto, però, ruota attorno a una figura che non c’è, ma che tutti aspettano: Antonio Conte. Solo con lui in panchina si completerebbe la rifondazione, con un condottiero che sa come si vince e non ha paura di sporcarsi le mani. In queste ore il Mister del Napoli, tentato da un grande mercato promesso da De Laurentiis, sta riflettendo. E a Torino incrociano le dita.
La nuova Juve nasce ora. Silenziosa, determinata, ambiziosa. Elkann ha preso le redini del progetto, Chiellini sarà una delle punte di diamante, Conte potrebbe guidarla da fondo campo. Il tricolore è il primo obiettivo, ma c’è anche l’Europa che conta a stuzzicare Elkann. E a Torino lo sanno: per tornare in vetta, bisogna ricostruire dall’alto.
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