
Italia, Claudio Ranieri ha detto no. Alla panchina più affascinante e difficile del nostri calcio, quella della Nazionale. Ha scelto di rimanere a Trigoria, di continuare nel suo nuovo ruolo da dirigente della Roma, declinando la proposta della FIGC. Ma paradossalmente, è proprio da lui che il prossimo commissario tecnico dovrebbe ripartire. Almeno come approccio.
#ItaliaMoldavia Strada in salita per l'Italia verso i prossimi Mondiali #FIFAWorldCup2026. Nell'ultima di Spalletti in panchina, gli Azzurri vincono 2-0 contro la Moldova, ma non convincono.
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) June 10, 2025
Di Francesco Repice #GR1 pic.twitter.com/zQ60woyto4
Perché se c’è una certezza che l’ultima Italia ha mostrato, è questa: la difesa è il nostro punto debole. Lo è stata all’Europeo, lo è stata durante tutto il biennio targato Spalletti, lo è stata ieri sera al Mapei Stadium contro la Moldova, che nel Ranking FIFA occupa il 154º posto e che, con numeri alla mano, avrebbe meritato di segnare almeno un gol.
I diciannove tiri subiti, il salvataggio sulla linea di Dimarco, l’intervento disperato di Coppola, i guantoni di Donnarumma: l’Italia ha chiuso con la porta inviolata più per grazia ricevuta che per meriti tattici. Gli xG avversari oltre l’1 parlano chiaro. E non è un caso isolato. Dopo lo 0-1 di Bruxelles contro il Belgio, lo scorso novembre, abbiamo incassato 11 reti in 4 partite.
In totale, sotto la gestione Spalletti, 29 gol in 24 partite: più di uno a incontro. Numeri inaccettabili per un Paese che ha fatto della fase difensiva un tratto culturale, prima ancora che tecnico. Una Nazionale che fu di Scirea e Bergomi, di Cannavaro e Nesta, di Chiellini e Bonucci. Adesso invece l’Italia non sa più difendere. E non può permettersi di perdere anche questa identità.
Ranieri questo problema lo ha già affrontato. E lo ha risolto. L’ultima stagione della Roma lo dimostra. Dalla 13ª giornata, con lui alla guida, i giallorossi hanno incassato solo 18 gol in 26 partite. Prima del suo arrivo, erano 17 in 12 giornate. Una svolta clamorosa, ottenuta senza proclami, senza esperimenti astrusi, ma con quella sapienza tattica che in Nazionale oggi sembra scomparsa.
Il dato è ancora più rilevante se si guarda il rendimento in Serie A nel periodo con Ranieri in panchina: solo l’Inter ha fatto meglio per punti, ma nessuno ha subito meno gol. Purtroppo, però, Ranieri non sarà il prossimo commissario tecnico. Lo ha deciso lui, che ormai aveva scelto da tempo di lasciare la panchina per svolgere un ruolo da dirigente nella sua Roma.
Ma chiunque sarà scelto ora per guidare gli azzurri dovrà guardare in quella direzione. Rimettere a posto la difesa, restituire all’Italia un sistema che protegga il portiere, che ricostruisca le fondamenta. Solo allora si potrà parlare di gioco offensivo, di pressing alto, di verticalità. Prima, però, servono le basi. E in Italia, le basi partono da dietro. Dal famoso “non prendere gol“.
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