
Marcello Lippi e Gennaro Gattuso, due facce di una stessa medaglia, due anime che si ritrovano ancora una volta legate dalla Nazionale. A dirlo è proprio l’ex ct campione del mondo, che da Ibiza non perde tempo a raccontare il suo orgoglio per Ringhio: “Mi rivedo in lui, è l’uomo giusto. L’ho chiamato subito per fargli i complimenti e dirgli due cose che restano tra noi“.
Lippi: "Felicissimo per #Gattuso, farà benissimo in azzurro. Mi somiglia in un particolare"https://t.co/jsPmoPM0sT
— FcInterNews.it (@FcInterNewsit) June 17, 2025
Il legame tra Lippi e Gattuso nasce molto prima di questa telefonata. Torna indietro fino a Berlino, 9 luglio 2006: Italia-Francia, rigori, Zidane espulso, un bigliettino con cinque nomi. Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero… e poi chi? “Mi serviva il quinto, ma Gattuso era già tornato in panchina. Mi disse: “Esco io”. Alla fine toccò a Grosso: il resto è leggenda”.
Finita la lotteria dei rigori, l’abbraccio di Gattuso non fu solo festoso: “Devi restare!“, ringhiava a Lippi, quasi strattonandolo. Segno di un rispetto totale, che resiste ancora oggi. (continua dopo la foto)

Oggi Gattuso si siede sulla panchina dell’Italia. Una sfida che lo riporta al centro di un gruppo in ricostruzione, con un compito preciso: riportare la Nazionale dove manca da troppo tempo, al Mondiale. E Lippi non ha dubbi: “In lui ho trovato punti in comune: gestione dei giocatori, carattere, e un calcio che non è solo corsa, ma costruzione dal basso. Farà di tutto per centrare l’obiettivo“.
Non è un caso che tra i campioni del 2006 siano tanti quelli diventati allenatori. Da Grosso, fresco di promozione con il Sassuolo, a Inzaghi, Gilardino, De Rossi e tanti altri. Ma per Lippi, Ringhio ha qualcosa di speciale: “Serio, preparato, grintoso. Un leader“.
Gattuso è sempre stato l’insostituibile di Lippi. Nel 2006, prima di volare in Germania, rischiò seriamente di restare a casa: una ginocchiata in allenamento, lesione al vasto intermedio. Chiunque altro avrebbe fatto le valigie. Non lui: “Un altro, due mesi di stop. Con Rino, forse possiamo“, disse allora il medico Castellacci. Rino saltò solo la gara con il Ghana. Poi fu ovunque. (continua dopo la foto)

E ora, da ct, non avrà più Cannavaro, Pirlo o De Rossi al suo fianco in campo, ma un maestro come Lippi pronto a rispondere a una chiamata. “Gli sono vicino“, garantisce Marcello. “E non c’è niente come allenare l’Italia: la mia gioia più grande“.
A Gattuso toccherà dare la sua impronta a un gruppo giovane, plasmare uno spogliatoio affamato e costruire un’identità che ricordi il Mondiale di Berlino: cuore, corsa e coraggio. E forse anche qualche bigliettino scritto di fretta, come quindici anni fa.
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