Faremmo bene a ricordare il nome di Iosune Murillo, allenatrice di Richard Carapaz, vincitore del Giro d’Italia di quest’anno. E non solo perché è una delle poche donne a ricoprire un ruolo fondamentale come quello relativo alla direzione tecnica in uno sport prettamente maschile. Poche, ma buone… ma poche. Almeno per ora. Eppure la maglia rosa dell’ecuadoriano nella 102esima edizione della più importante corsa ciclistica del nostro Paese, ci ha permesso di conoscerla meglio. E chissà che non possa essere un primo passo per cancellare il carattere di eccezionalità dell’avere alle spalle un’allenatrice invece di un Mister.
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Da Lizarte a Movistar, anche grazie a Richard
Il diretto interessato non accetta di discutere del sesso della sua preparatrice, piuttosto delle sue qualità! D’altronde è lui che l’ha voluta al fianco nel passaggio dal ciclismo amatoriale dopo averla conosciuta nella Lizarte, squadra capitanata dal marito della Murillo Juanjo Oroz… E vivendo entrambi a Pamplona. “Ci vediamo di tanto in tanto – racconta lui a El Pais parlando della loro amicizia e del fatto di vivere a poche strade di distanza. – Ci prendiamo qualche caffè, parliamo di tutto”.
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“Con Iosune abbiamo iniziato anni fa, ma ho sempre voluto che fosse lei ad allenarmi – ha aggiunto, entrando del merito del rapporto. – Mi trovo molto bene con lei, è una persona con cui si può dialogare, ti ascolta, e solo dopo decide. È molto preparata, ma non impone le proprie idee. Per lei la conversazione è fondamentale per prendere una decisione”. “Carapaz ha scommesso su di me”, conferma l’interessata, responsabile oggi anche dell’intera squadra femminile della Movistar e dei vari Pedrero, Arcas e Castrillo.
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Il suo curriculum, e il metodo Murillo
“Analizzo i dati, faccio i miei calcoli e ripeto: ‘Credete sempre in voi stessi’!”: questo il metodo che la trentanovenne tecnica ha messo a punto dopo anni di professionismo. E che ha seguito anche in occasione del Giro. Seguito dal suo ufficio di Pamplona e diretto basandosi sui dati ricevuti quotidianamente dai vari componenti del team – non solo Carapaz, che segue da circa tre anni – sulle caratteristiche fisiche della tappa e sulla forma dei ciclisti.
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Una capacità di analisi che le ha permesso di valutare la resistenza del suo assistito e di calcolare il ritmo da tenere in base alle criticità del percorso. E che nasce dagli studi di Scienze dell’Attività Fisica e dello Sport, che ha concluso specializzandosi in direzione tecnica e allenamento. Ovviamente relativi all’ambito del ciclismo, che ha frequentato come atleta lei stessa tra il 2004 e il 2008 nella Bizkaia-Durango, arrivando a rappresentare la Spagna ai Campionati del Mondo UCI Road 2008.
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“I ciclisti sono costretti a essere personaggi solitari, ad allenarsi da soli, ognuno con il proprio programma – spiega del suo lavoro con la Locomotiva del Carchi. – Hanno bisogno di più sostegno per vincere la solitudine”. “I campioni sono loro – sostiene, parlando della squadra iscritta all’UCI World Tour. – Si dice che noi donne siamo più attente e disciplinate, ma per quel che vedo siamo tutti uguali. Tanto gli uomini quanto le donne che alleno amano il loro lavoro e puntano all’eccellenza”.
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