
L’Inter attende di conoscere le decisioni di Simone Inzaghi per il futuro, e sulla lista dei possibili sostituti in vantaggio – secondo le voci di mercato – sembra esserci Cesc Fabregas. Dopo aver acceso Como con un calcio fatto di movimento, efficacia e di una forte identità cresciuta durante la stagione, il tecnico spagnolo potrebbe ora tentare il salto di qualità in una grande squadra.
CdS – #Inzaghi–#Inter: domani la verità, ma la dirigenza chiama Fabregas. E per Simone spunta la Juventushttps://t.co/RUGrWF2pQG
— FcInterNews.it (@FcInterNewsit) June 2, 2025
È più di una suggestione, è una possibilità concreta. E per i nerazzurri, potrebbe rappresentare un’evoluzione naturale dopo l’era Inzaghi, ma anche un cambiamento. Perché Fabregas è un “giochista“, come il Mister piacentino, ma ci sono differenze sul modo di schierare la squadra. E, soprattutto, l’ex centrocampista del Barcellona è meno dogmatico ed è abituato a scegliere fra più moduli.
Fabregas è stato un grande calciatore. Ha vinto tanto con il Barcellona e il suo percorso, se non altro per le origini, somiglia a quello di Pep Guardiola. Ovviamente Cesc è solo agli inizi e ha tanto da dimostrare, ma il paragone è suggestivo. Il Mister dei lariani è nato per pensare calcio, prima da regista in campo e poi in panchina. Dopo la promozione in Serie A, ha chiuso la stagione 2024/25 al Como con un eccellente decimo posto e 49 punti: record per il club, con la perla delle 7 vittorie consecutive nel finale di stagione.
E non va dimenticato che a Gennaio, quando il Como faticava, ha indicato alla proprietà i nomi dei giocatori che gli servivano per compiere il salto di qualità. Giocatori giovani scelti con un criterio: e in un paio di settimane ha rivoluzionato la squadra e l’ha portata dalla zona retrocessione a metà classifica. Non male per un Mister esordiente in Serie A.
Ma è lo stile con cui ha ottenuto quei risultati ad avere intrigato i molti club, Roma per prima, che si sono interessati a lui. La sua corsa non è stata improvvisata, ma pianificata con attenzione, giocando un calcio moderno che raramente si vede in piccole provincie: il suo Como ha mostrato organizzazione, pressing alto, dominio nel possesso del pallone. Anche con avversari blasonati.
Il marchio di Fabregas è riconoscibile: possesso palla ragionato, uscite dal basso con movimenti codificati, libertà inventiva sulla trequarti (un particolare che ha esaltato il talento di Nico Paz, altro “comasco” che l’Inter vorrebbe ingaggiare). Il modulo preferito è il 4-2-3-1, con due mediani “ibridi” capaci di costruire e schermare, un trequartista libero tra le linee e esterni che attaccano la profondità ma non disdegnano il fraseggio. (continua dopo la foto)

Ma Fabregas sa essere duttile e sa adattarsi all’avversario. In alternativa al 4-2-3-1, ha utilizzato il 4-3-3 o il 3-4-2-1 (che nell’Inter potrebbe diventare, con Lautaro e Thuram, 3-4-1-2) dimostrando una notevole flessibilità tattica. E con una rosa estesa come quella nerazzurra potrebbe adottare anche altre varianti.
In tutto questo, il baricentro della squadra resta alto, la riconquista della palla è immediata, e la gestione dei tempi d’attacco è chirurgica: si affonda solo quando si è sicuri di colpire. Un calcio pensato, cerebrale, quasi “matematico” nella gestione delle risorse, ma mai noioso perché unisce l’estro dei singoli all’organizzazione.
Se davvero l’Inter dovesse puntare su Fabregas, sarebbe una scelta di continuità e insieme di rottura. Continuità perché il tecnico spagnolo rientra a pieno titolo nella scuola dei “giochisti”, come Inzaghi: ama il pallone, predilige il dominio del campo, lavora sul fraseggio. Ma c’è una differenza sostanziale: Fabregas è più fluido, meno dogmatico, più pronto ad adattarsi alle esigenze della partita.
Più che una rivoluzione, sarebbe una trasformazione fatta di variazioni su uno spartito già familiare ai nerazzurri. Pensiamolo all’Inter di oggi: Calhanoglu e Barella nei due di centrocampo, esterni come Dimarco e Dumfries ad allargare il campo, e dietro una difesa che sa impostare. Davanti un fantasista ad appoggiare Lautaro e Thuram. Poi ovviamente bisognerà valutare dopo aver conosciuto i nomi dei nuovi acquisti.
Con lui, la squadra potrebbe diventare più imprevedibile, più elastica, senza perdere il controllo che ha contraddistinto le stagioni recenti. Inoltre, è abituato a lanciare e valorizzare i giovani. Un punto fondamentale per una proprietà che ha già detto di voler puntare sul lancio di talenti in erba e sul ringiovanimento della rosa.
Inter, con Fabregas un “rischio ragionato” nel segno della duttilità
Chiariamolo: Fabregas non è ancora un top coach, ha esperienza limitata e non ha mai gestito un gruppo pieno di campioni, con una piazza esigente e ambizioni da scudetto. Ma è una scommessa ragionata, perché in campo ha giocato e vinto ai massimi livelli europei e conosce le pressioni.
Lo spogliatoio nerazzurro potrebbe accogliere con curiosità un allenatore giovane ma autorevole. Sì, perché a quanto si dice il Mister spagnolo è uno che si fa rispettare. L’eventuale approdo di Cesc all’Inter rifletterebbe la voglia di rinnovarsi restando fedeli a un’idea di calcio moderno, offensivo e intelligente.
Ci vorrà un po’ di pazienza da parte dell’ambiente e dei tifosi se davvero Fabregas sbarcherà a Milano. I dubbi ci sono (l’esperienza, la pressione, la gestione dei big), ma il potenziale è evidente. Se Marotta e Ausilio punteranno su di lui, il calcio italiano potrebbe trovare un nuovo protagonista. Ma dipenderà anche dal mercato e dall’arrivo di giocatori scelti per rinnovare una rosa dall’età media troppo alta.
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