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Inter, la Supercoppa accende una spia rossa: e crolla un mito

Che l’Inter abbia la rosa più forte della Serie A è un’opinione condivisa, ma la pesante sconfitta subita nel derby di Supercoppa Italiana contro il Milan, dopo essere stati in vantaggio per due gol, ha riacceso il dibattito sulla rosa dei nerazzurri: l’Inter ha davvero 22 titolari o, piuttosto, esiste uno squilibrio tra i giocatori chiave e le alternative? Il campo sembra aver dato una risposta che ha portato all’accensione di una spia d’allarme. Il “mito delle due squadre” non regge alla prova dei fatti.

Sì, perché gli episodi decisivi del derby hanno messo in evidenza la fragilità delle seconde linee nerazzurre. L’ingresso di Asllani al posto di Calhanoglu, ad esempio, è stato disastroso. Il giovane centrocampista albanese, che nella sua nazionale gioca da trequartista o da mezzala, si è dimostrato ancora una volta inadatto e fare il regista.

Il suo ingresso aveva causato un crollo verticale nella prestazione della squadra già nel derby di andata in campionato. Anche per questo, molti commentatori sono rimasti sorpresi dalla decisione di Inzaghi di continuare a schierarlo come play e, soprattutto, di scegliere di inserire lui, anziché l’esperto Zielinski, in una gara così importante per i suoi.

Non a caso, da una “dormita” a centrocampo di Asslani (anche se c’è più di un sospetto sull’intervento di Theo Hernandez) e da un gravissimo errore nel recupero, quando si è posizionato male e poi non ha seguito l’uomo, sono nati il gol della speranza e poi quello del sorpasso rossonero. Insomma, un cambio che ha avuto conseguenze disastrose per l’Inter.

Simili riflessioni si possono fare, in generale, per i vari Taremi (ieri fra i migliori, a dire la verità), Carlos Augusto, in parte Bisseck e altri. Quindi, nonostante si sia parlato di “una rosa di 22 titolari”, la panchina dell’Inter, da quanto si è visto sinora fra campionato e coppe, non sempre riesce a fornire alternative in grado di mantenere se non il livello dell’undici titolare, perlomeno una buona tenuta in campo. (continua dopo la foto)

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Questo è emerso nel derby, dove le sostituzioni hanno peggiorato la squadra. Detto di Asslani, che a questo punto però andrebbe provato in un ruolo a lui più consono per non bruciarlo definitivamente, esiste anche un problema Frattesi. Il Nazionale italiano sembra sempre più un corpo estraneo nell’idea tattica di Inzaghi, e in questo anno e mezzo anziché migliorare ha perso posizioni. E ora pare che voglia andare a giocare altrove, forse già a Gennaio, visto il basso minutaggio che gli è riservato.

Lo stesso discorso vale per Bisseck, che, pur dotato di grande fisicità, deve ancora affinare le letture difensive, soprattutto in confronto a Pavard, un’eccellenza nel ruolo. E nonostante la buona resa di De Vrij, uno che è stato dato per partente molte volte e invece ora si sta rivelando fondamentale dopo l’infortunio di Acerbi, salta all’occhio che i nerazzurri hanno affrontato la stagione con due soli centrali difensivi di 37 e 34 anni. E Inzaghi, in quel ruolo, aveva chiesto un rinforzo che non è mai arrivato.

Un’altra nota dolente per l’Inter è stata l’incapacità di concretizzare le numerose occasioni da gol. Una situazione che si è combinata con l’assenza di giocatori in grado di entrare dalla panchina e di cambiare marcia, oppure di offrire soluzioni tattiche alternative. L’analisi del derby, perciò, non può ignorare le responsabilità dei singoli e dello staff tecnico.

Inter, il tempo per rialzarsi

Simone Inzaghi, un allenatore ormai ai vertici mondiali e capace di offrire un’impronta di gioco molto chiara ed efficace alla sua squadra, forse dovrebbe pensare, proprio per la differenza fra gli uomini che può schierare in campo, a un’alternativa tattica per i finali di match clou in cui l’Inter si trova in vantaggio. Non a caso, il 2-3 con il Milan viene dopo il rocambolesco 4-4 casalingo con la Juventus.

In Europa. i confronti con squadre come Real Madrid, Manchester City o Bayern Monaco sono inevitabili, ma la realtà è che l’Inter non può ancora vantare una rosa altrettanto estesa ed equilibrata. Alcune gare di quest’anno, caratterizzate da amnesie difensive, gol sbagliati e difficoltà a modificare l’impianto di gioco, suggeriscono che il divario tra titolari e co-titolari sia ancora significativo, e chiedono una riflessione anche all’allenatore.

Il derby di Supercoppa lascia dunque all’Inter una lezione importante: per competere ai massimi livelli, sia in Italia che in Europa, sarà fondamentale colmare lo squilibrio tra titolari e alternative. Altrimenti il rischio è di arrivare stanchi e senza forze al momento cardine della stagione. Anche per questo, l’idea di non offrire a Inzaghi un rinforzo al mercato di Gennaio ad alcuni sembra poco lungimirante. Ma forse Marotta riuscirà a convincere Oaktree ad aprire almeno un po’ i cordoni della borsa.

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