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Il dietro le quinte benefico dei campioni dell’ATP, ACES For Charity

Troppo concentrati sull’aspetto competitivo di tutto ciò che riguarda il circuito del tennis internazionale, si tende a trascurare un programma collaterale dell’ATP. Molto importante, per altro, considerato l’intento benefico che sta alla radice e dietro le quinte del cosiddetto ATP ACES For Charity. Una iniziativa alla quale aderiscono molti dei campioni più famosi, spesso impegnati in favore di cause virtuose.

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L’ATP ACES For Charity

Il programma, di portata mondiale, nasce per restituire qualcosa alle comunità dei Paesi nei quali si svolgono i tornei del circuito ATP. Tanto quanto per sostenere i singoli tennisti e le loro attività di beneficenza in favore dei meno fortunati. Due movimenti strettamente legati dei quali si parla poco, come detto, ma dei quali non mancano gli esempi. L’ultimo, solo in ordine di tempo, quello visto al Mutua Madrid Open che ha preceduto gli Internazionali d’Italia.

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In quel caso furono Rafael Nadal e Feliciano López i testimonial di un evento capace di raccogliere 55.000 euro per i rifugiati siriani, grazie alle esibizioni di una serie di vecchie glorie e celebrità. Ma lo stesso Nadal – come anche Roger Federer, Novak Djokovic e altri colleghi – è titolare di fondazioni costruite per assistere i meno privilegiati che operano anche all’esterno dell’ATP ACES For Charity. E che continuano a raccogliere con successo decine di migliaia di euro in favore delle cause più disparate.

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Grandi campioni, grande beneficenza

Solo per fare alcuni esempi, vale la pena citare la Novak Djokovic Foundation che il campione gestisce insieme alla moglie Jelena e che nasce dalla volontà di alleviare i dolori delle tante vittime dei drammi vissuti nei Paesi della ex Jugoslavia. O l’SW Fund di Serena Williams che aiuta chi vive in situazioni di estrema povertà attraverso cause diverse (anche a sostegno dell’istruzione giovanile).

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Aveva solo 22 quando fondò la RF Foundation, ma Federer continua a voler utilizzare la propria influenza per fare la differenza, soprattutto lontano dal campo da gioco. Soprattutto concentrandosi sulle realtà di Svizzera e Africa (per la precisione in Zambia, Botswana, Namibia, Malawi, Zimbabwe e Sud Africa). E se la Rafa Nadal Foundation lotta al fianco dei bambini ‘esclusi’, la Children For Tomorrow di Steffi Graf, si concentra specificatamente su quanti siano rimasti segnati psicologicamente da guerre e violenza.

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Alcuni risultati della Charity ATP

Tornando invece alla ACES For Charity, e facendo qualche conto, i risultati sembrano davvero arridere alla missione dell’ATP. Più di venti milioni raccolti dal 2000 a oggi dalla Andy Roddick Foundation, oltre 100.000 grazie alla partecipazione di Tennys Sandgren, Kevin Anderson, Bob e Mike Bryan… E più ancora. Considerando i diversi ambiti e le occasioni che hanno visto protagonisti giocatori come Horia Tecău (per insegnare ai ragazzi onestà e collaborazione), Nick Kyrgios (per il trapianto di midollo della piccola Bella e al fianco delle vittime dell’attentato di Parkland), Aisam-Ul-Haq Qureshi (in Uganda con ‘Stop War Start Tennis’) o Juan Martin del Potro.

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Manca l’Italia tra i partecipanti

Purtroppo il nostro Paese a oggi non figura nell’elenco delle sedi interessate dal programma, anche se qualcosa potrebbe cambiare nel 2019. Lo stesso sito dell’ATP avverte che ulteriori tornei saranno aggiunti a partire dal prossimo anno, e chissà che Roma e le altre possano inserirsi nella lista che per ora annovera Anversa, Atlanta, Auckland, Barcellona, Bastad, Pechino, Brisbane, Bucarest, Budapest, Chennai, Cincinnati, Dubai, Eastbourne, Estoril, Halle, Indian Wells, Miami, Monte-Carlo, Newport, Rio de Janeiro, Rotterdam, ’s-Hertogenbosch, San Pietroburgo, Stoccolma, Sydney, Tokyo e Washington, D.C..

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