Nel 2018 era arrivato a un passo dalle Final Four. Ma il 2019 è stato l’anno giusto per Davide Moretti. E per l’intero basket nazionale, potremmo dire. Stanotte i suoi Texas Tech Red Riders se la vedranno contro i favoriti Virginia Cavaliers del milanese Francesco Badocchi nell’evento conclusivo della 81ª edizione della cosiddetta March Madness. La prima nella quale un italiano ha partecipato alle Final Four NCAA. Ma Davide è già nella storia. Per il premio di Elite 90 ricevuto pochi giorni fa: un riconoscimento che va al miglior atleta-studente della Division I del college basket sulla base di voti e risultati sportivi.
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The Finals 2019
Alle semifinali i Red Riders di Lubbock erano arrivati sconfiggendo Gonzaga, numero uno del West Regional Championships. E il fatto che l’unica testa di serie rimasta in campo fosse opposta alla cenerentola Auburn era già di buon auspicio. Come anche i verdetti di sabato sera, che se hanno visto la Texas Tech fermare Michigan State sul 61 a 51 – con 5 punti del nostro, secondo miglior marcatore della squadra – han registrato il faticoso successo di Virginia sulla suddetta Auburn per 63 a 62.
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Una promessa che speriamo diventi una promessa nella partita di stanotte (alle 3 del mattino, ora italiana). Quella dalla quale uscirà la squadra migliore della National Collegiate Athletic Association, che gestisce il torneo e le attività sportive di 1268 college e università degli Stati Uniti e del Canada. E nella quale sono cresciuti tutti i più grandi campioni del basket professionistico statunitense che abbiamo visto nell’NBA.
Un precedente che fa ben sperare
Considerato il curriculum delle due finaliste, impossibile non pensare all’ultima partita nella quale in lotta per il titolo furono due squadre alla loro ‘prima volta’. Era il 26 marzo del 1979 e in campo c’erano la Indiana State di Larry Bird e la Michigan State di Magic Johnson, che si impose per 75-64. E nel draft successivo a quella partita i due vennero scelti da Boston Celtics e Los Angeles Lakers.
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Moretti contro Badocchi, insieme nella storia
L’augurio per i nostri due ragazzi è ovviamente di imitare quelle due leggende. E seguire le orme di Marco Belinelli, primo azzurro campione Nba (con i San Antonio Spurs). Ma se per Badocchi l’annata è stata segnata da un brutto infortunio e caratterizzata da pochi minuti giocati, in qualche modo la favola dell 21enne figlio del Coach di Pistoia, Paolo, è già iniziata.
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Anno dopo anno infatti la sua crescita non è passata inosservata, come visto, e chissà che il sogno dell’approdo in NBA non sia a un passo dal realizzarsi. “Non posso negarlo: sto lavorando per questo – aveva dichiarato l’anno scorso. – Ho sacrificato e sacrificherò tante cose, dalla famiglia agli amici, ma ne vale la pena”. Ci pensa “il giusto”, disse, anche perché – continua – “se non studi e se non rimani concentrato, sei ‘Out’. La Nba comunque la seguo: ce l’ho a contatto di gomito”.
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