
La stagione 2024-2025 di Eurolega si è conclusa con una finale spettacolare. In un clima di grande intensità e aspettative altissime, due delle squadre più forti e rilevanti del continente si sono sfidate per conquistare il trofeo più ambito del basket europeo. Ad avere la meglio è stato il Fenerbahce, che ha sconfitto di pochi punti il Monaco. Negli ultimi anni, l’Eurolega ha vissuto una profonda trasformazione, sia sotto il profilo tecnico che in termini di organizzazione e visibilità mediatica. L’ingresso di nuovi investitori, l’adozione di strategie di marketing più aggressive e la crescente competitività tra i club hanno contribuito a elevare il livello complessivo del torneo. Tuttavia, non mancano le criticità. In questo articolo analizzeremo in dettaglio l’epilogo della stagione 2025, ma anche una riflessione più ampia sulle dinamiche che stanno ridisegnando il basket europeo. Qual è il futuro dell’Eurolega? E come stanno reagendo i club e le federazioni a questo nuovo scenario? (CONTINUA DOPO LA FOTO)

La vittoria del Feberbahce
Nel caldo palcoscenico di Abu Dhabi, il Fenerbahce ha scritto un nuovo capitolo nella sua storia europea, conquistando la seconda Eurolega con una vittoria che è sembrata, più che un trionfo tecnico, una prova di carattere e identità. A crollare sotto i colpi dei gialloblù è stato il Monaco, battuto 81-70 al termine di una finale tesa e fisica, dove l’equilibrio ha resistito fino agli ultimi minuti prima di piegarsi alla superiorità turca. Jasikevicius, alla sua prima coppa da allenatore dopo anni di rincorsa, ha messo la firma su un’impresa costruita nel tempo, cucita con pazienza e rifinita con intelligenza tattica. È stata una vittoria del gruppo, non dei singoli, anche se Marko Guduric — eletto MVP — ha dato il ritmo, e Devon Hall ha acceso la miccia nei momenti chiave.
Immenso anche Niccolò Melli, cuore pulsante nella metà campo difensiva, decisivo senza clamore, commosso a fine gara. Il Monaco, guidato da un coraggioso Spanoulis, ha provato a replicare il copione della semifinale, spingendo forte con Mike James e un Diallo straripante nei primi tre quarti. Ma la lucidità è venuta meno quando più serviva: il 5° fallo di Diallo ha tolto ossigeno ai francesi, mentre il Fener ha allungato con cinismo. La difesa ha fatto il resto: ogni possesso è stato conteso, ogni rimbalzo trasformato in oro. L’inerzia ha cambiato padrone nel quarto periodo, quando la fisicità turca ha spezzato definitivamente l’equilibrio. La tripla finale di Guduric è stata solo la conferma di ciò che si respirava già: il Fenerbahce è tornato re d’Europa.
Eurolega 2025-2026: un nuovo formato
Chiusa la parentesi dell’EuroBasket, il basket continentale volta pagina con una stagione 2025-2026 di Eurolega che si annuncia tra le più rivoluzionarie di sempre. Il nuovo formato a 20 squadre cambia le regole del gioco: più partite, più competitività e margini d’errore sempre più sottili. Il calendario si fa serrato, con ben 38 gare nella sola regular season, un vero e proprio banco di prova per roster e staff tecnici. Per club come Olimpia Milano e Virtus Bologna, protagoniste del movimento cestistico italiano, il percorso si fa tortuoso: accedere ai playoff significherà reggere l’urto di una lunga stagione senza sbavature, soprattutto ora che solo sei squadre avranno accesso diretto alla post-season e altre quattro dovranno passare per il play-in.
Il nuovo assetto, però, non è solo una questione di numeri. È anche una sfida d’identità. Da un lato ci sono squadre storiche, legate a una visione più tradizionale del torneo; dall’altro, realtà emergenti come il Dubai Basketball, pronte a scardinare gerarchie con investimenti ambiziosi e roster internazionali di primo livello. Non è un caso che il club degli Emirati, già protagonista in ABA, abbia messo le mani su profili come Dzanan Musa e Kabengele. Simili le ambizioni dell’Hapoel Tel Aviv, che ha blindato Elijah Bryant con un contratto da top player europeo, o del Valencia, deciso a ritagliarsi un posto tra le grandi.
A fare da sfondo, un calendario che non concede tregua: dieci turni doppi, niente pause per le finestre FIBA e una stagione che prenderà il via già a fine settembre. Una corsa a ostacoli che costringerà i club a ragionare in termini di profondità, rotazioni e gestione delle energie. Non sono mancate, intanto, le frizioni interne: società come Real Madrid, Barcellona e lo stesso club milanese avrebbero preferito un sistema più “americano”, con conference e carichi di lavoro più distribuiti. Ma la strada è tracciata, e il futuro dell’Eurolega passa da qui.

Lo sbarco dell’NBA in Europa
Un’altra tematica rilevante per il futuro del basket nel nostro continente riguarda l’ipotesi di una NBA europea non è più un’idea remota, ma un progetto in gestazione avanzata, sostenuto da una sinergia senza precedenti tra la lega statunitense e la FIBA. A partire dall’annuncio dello scorso marzo, le due organizzazioni hanno intensificato i contatti per la creazione di una nuova competizione che, secondo le parole di Adam Silver, richiederà ancora “anni e non mesi” prima del lancio ufficiale.
Un lasso di tempo che servirà a ricucire un complesso intreccio di relazioni con le principali entità del basket europeo, a partire dall’Eurolega, storicamente in conflitto con FIBA e ora percepita come l’ostacolo principale allo sbarco NBA nel Vecchio Continente. Pur auspicando una collaborazione con la lega esistente, Silver lascia trasparire una visione chiara: la creazione di una lega parallela, potenzialmente modellata su quello statunitense, capace di attrarre grandi mercati come Londra, Monaco, Roma e Manchester.
Nel frattempo, le federazioni nazionali osservano con cautela. Umberto Gandini, presidente della Lega Basket italiana, ha messo in luce le numerose incognite che gravano su questa operazione: dalla salvaguardia dei calendari domestici — già messi a dura prova dalla congestione delle competizioni — fino all’identità culturale di uno sport che in Europa si fonda su merito sportivo, promozione e radicamento territoriale. Il rischio percepito è quello di una “americanizzazione” del basket europeo, che potrebbe snaturarne l’essenza competitiva trasformandolo in un prodotto più orientato allo show e meno alla sostanza. Parallelamente, il sistema dei vivai, già fragile, rischia di essere ulteriormente indebolito da normative inadeguate e dalla concorrenza dei college americani, in grado di offrire ai giovani un percorso più attrattivo. La globalizzazione del basket è in corso, ma la vera sfida sarà trovare un punto di equilibrio tra spettacolo globale e sostenibilità locale.
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