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Dakar, vita difficile per le moto favorite nel rally più duro

Con l’uscita di scena di Barreda, la discussa esclusione di Nicola Dutto, e l’alternanza tra il britannico Sam Sunderland e il cileno Pablo Quintanilla, il Rally Dakar continua a confermarsi come una corsa imprevedibile… e difficile da pianificare. Ma quella che una volta era la sfida per antonomasia, attesa dagli appassionati per tutto l’anno, e che da Parigi ci accompagnava attraverso il deserto del Sahara fino alla capitale del Senegal, è oggi molto cambiata.

La nuova Parigi-Dakar cambia continente

Da undici anni, infatti, il Rally si svolge in Sud America, tra Argentina, Bolivia, Cile e Perù. Nazioni che i partecipanti – nelle categorie di ‘Moto’, ‘Quad’, ‘Auto’, ‘SxS’ e ‘Camion’ – attraversano in tappe sempre più impegnative. Nel 2019, per la 41ª edizione, si sono inusualmente ridotte a dieci. A partire da quella di Lima del 6 gennaio fino a quella finale del 17 gennaio che riporterà i superstiti nella capitale del Paese dopo averli seguiti da Pisco ad Arequipa, da Moquegua a San Juan de Marcona.

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167 tra moto e Quad – almeno inizialmente – che nei 5.541 km di percorso, per la maggior parte sabbioso, si alternano senza posa nella cronaca, regalandoci drammi e favole sportive. Che più di una volta in passato hanno avuto conclusioni anche tragiche, senza mai smettere di essere emozionanti e riservare sorprese. Continue, a vedere – in tempo quasi reale – il Live Timing del sito ufficiale dakar.com.

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Donne, motori e campioni tricolori

Tra tutti, solo quattro sono state le donne allo start: la spagnola Laia Sanz, l’olandese Mirjam Pol, la russa (ma di origine statunitense) Anastasiya Nifontova e la ceca Gabriela Novotna, che ha festeggiato il suo trentunesimo compleanno proprio durante la gara. Per loro, come per gli altri, la speranza di arrivare in fondo senza troppi problemi. In una edizione che potrebbe segnare un unicum per le difficoltà e che ha già fatto registrare (purtroppo) l’uscita di scena dell’orgoglio nazionale azzurro: quello Jacopo Cerutti, 4 volte campione italiano di Motorally e 4 volte campione italiano in Enduro Senior, che nel 2018 si classificò al ventesimo posto.

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Gerini, Minelli e Pavan dovranno cercare di resistere nel ginepraio di un regolamento che prevede persino una classifica secondaria a parte, per chi si fosse ritirato troppo presto, due tappe ‘Marathon’, nelle quali arrangiarsi senza l’aiuto dei meccanici (ormai passate), una ottava frazione con un ordine di partenza misto e la riproposizione della ‘Mass Start’ (l’ultima nella nona tappa) di gruppo, in stile GP. Che 1900 giornalisti e 75 fotografi racconteranno fino alla fine, per la gioia dei circa di 3 milioni di spettatori previsti, collegati via internet.

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