
Jannik Sinner, il saluto è rimandato, ma la direzione sembra tracciata. Darren Cahill, il supercoach del nostro campione, ha confermato che a fine stagione lascerà l’incarico per tornare in Australia con la sua famiglia. “No, al momento non sono ancora riusciti a farmi cambiare idea”, ha spiegato sorridendo l’allenatore australiano, con una frase che forse lascia un filo di speranza ai tifosi.
📰 Darren Cahill: "Un mese fa avrei firmato per vedere Sinner in finale al Roland Garros"
— Tennis Circus (@Tenniscircus) June 5, 2025
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Cahill però ha chiarito che intende chiudere in bellezza l’avventura con il numero uno del mondo. Un’ultima corsa insieme, con un obiettivo non dichiarato ma molto ambizioso: il Grande Slam. Intanto, domani a Parigi lo attende una semifinale da brividi: contro Novak Djokovic, l’uomo che sembra eterno.
“Sarà una partita durissima“, spiega Cahill. “Se Novak manterrà il suo livello attuale, sarà davvero difficile da battere. Nei match al meglio dei tre set è già complicato, ma nei cinque lo è molto di più: riesce a restare ad altissimi livelli più a lungo di chiunque altro”.
Sinner, però, finora non ha ceduto nemmeno un set. “È il nostro obiettivo: restare forti mentalmente e fisicamente per il maggior tempo possibile. Certo, non tutti i giorni saranno perfetti, ma anche quando perdi, impari. E riparti più forte“. (continua dopo la foto)

Il nodo, per Cahill, è tutto mentale. “Tra i primi venti del mondo tutti giocano bene. La differenza la fa chi sa affrontare le difficoltà. Jannik ha imparato proprio questo: sa che non sempre tutto andrà liscio, ma ha acquisito fiducia. Prima, se un allenamento andava male, se lo portava anche in partita. Ora è più solido, sa chi è. E ha i piedi ben piantati a terra”.
Ma cosa colpisce davvero il coach australiano? “La sua maturità. A 23 anni ha una testa straordinaria. È divertente, umile, ha una visione chiara: il tennis è una parte della vita, non tutta la vita. Sa godersi il viaggio, senza perdere di vista le priorità. Io, a quell’età, non ero così. È stato cresciuto benissimo dai suoi genitori”.
Dal punto di vista tecnico, il lavoro è stato molto attento. “All’inizio curi i tuoi punti forti: ti danno fiducia e ti fanno vincere. Ma quando arrivi tra i migliori, gli avversari sanno dove colpirti. Per questo abbiamo lavorato molto sulle sue debolezze: per farle diventare affidabili nei match importanti. E Simone Vagnozzi ha fatto un lavoro straordinario”.
Nel futuro, una rivalità destinata a segnare un’epoca. “Sinner e Alcaraz sono due fenomeni. Non saprei dire chi sarà il più grande, ma saranno protagonisti per almeno dieci anni. Il nostro obiettivo è che Jannik entri in campo, contro chiunque, con la miglior possibilità di vincere”.
Infine, uno sguardo anche su Lorenzo Musetti, brillante in questa stagione. Cahill non ha dubbi: “Lo dicevo cinque anni fa, e lo ripeto ora: Musetti può vincere uno Slam. Sta diventando il giocatore che tutti aspettavamo: più completo, più consapevole. Ha ancora tantissima carriera davanti. E tanti momenti importanti da vivere”. (continua dopo la foto)

La corsa di Sinner a Parigi, intanto, continua. E Cahill regala un’ultima perla, o meglio, confessa quella che era la sua speranza (che comprende anche un timore). Il coach australiano temeva che Jannik risentisse del periodo di stop forzato: tre mesi non sono pochi.
“Un mese fa avrei firmato anche solo per vederlo in finale al Roland Garros. Ora invece so che può vincere: è straordinario come abbia ripreso a giocare subito ad altissimo livello“. E anche questo, ci dice di che pasta è fatto Jannik Sinner. Aspettando Djokovic, con il sogno proibito di una finale tutta italiana con Musetti.
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