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Bonus falli e tiri liberi: come cambiano le sanzioni tra NBA e FIBA

Indiana Pacers

Nel basket il fallo non è solo un contatto irregolare, ma un evento che può cambiare ritmo e psicologia della partita. Ogni competizione gestisce le sanzioni in modo diverso, e capire come funzionano le regole del bonus falli è fondamentale per interpretare ciò che accade in campo. In quanti falli di squadra scatta il tiro libero? Cosa succede dopo un fallo in attacco? Quando una penalità diventa automatica? Le risposte non sono universali, perché NBA e FIBA adottano sistemi diversi, con criteri e conseguenze che influenzano la gestione delle rotazioni e perfino il modo in cui le squadre difendono negli ultimi minuti. La NBA privilegia fluidità e spettacolo, con regole pensate per aumentare i viaggi in lunetta e punire le difese troppo aggressive. La FIBA, invece, mantiene un approccio più rigido, con un bonus più limitato ma applicato in modo uniforme a tutte le competizioni internazionali. In questo articolo analizziamo nel dettaglio come funziona il bonus falli nei due regolamenti, cosa cambia nella pratica e perché queste differenze rendono il basket NBA e quello FIBA simili nella forma, ma spesso distantissimi nel ritmo e nelle scelte tattiche. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

(Foto di Esra Bilgin/Anadolu via Getty Images)

Che cos’è il bonus falli di squadra

Il bonus falli di squadra è una regola che determina quando una squadra, avendo commesso un certo numero di falli in un singolo quarto, inizia a concedere automaticamente tiri liberi agli avversari. L’obiettivo è scoraggiare un uso eccessivo dei falli tattici e mantenere fluido il ritmo della partita. In pratica, ogni squadra ha una soglia massima di falli “gratuiti”: una volta superata, ogni ulteriore fallo commesso in situazioni non di tiro manda l’avversario direttamente in lunetta. Il concetto esiste sia in FIBA sia in NBA, ma con modalità diverse. Nel basket internazionale (FIBA), il bonus scatta dopo il quinto fallo di squadra per quarto; in NBA, invece, la soglia è di quattro falli, con piccole eccezioni negli ultimi due minuti. Il bonus riguarda solo i falli commessi nella metà campo di gioco in cui si sta difendendo e solo quelli non offensivi. Una volta attivato, ogni contatto irregolare pesa molto di più, costringendo le squadre a difendere con maggiore disciplina e influenzando le rotazioni e l’intensità della pressione difensiva.

Quando scatta in NBA e in FIBA

Il bonus falli scatta in momenti diversi a seconda del regolamento, e questo incide profondamente sul ritmo e sulle strategie difensive. In FIBA, il meccanismo è semplice e uniforme: il bonus entra in vigore dal quinto fallo di squadra commesso in un quarto. Dal sesto in poi, ogni fallo difensivo non di tiro porta automaticamente a due tiri liberi per l’attacco. Non esistono eccezioni temporali: la soglia è sempre identica per tutti i dieci minuti.

In NBA, invece, il sistema è più articolato. La soglia è più bassa: una squadra entra in bonus dal quinto fallo di squadra del quarto, ma i tiri liberi scattano già dal quarto fallo se mancano meno di due minuti alla fine del periodo. In pratica, la NBA punisce più rapidamente le difese aggressive negli ultimi possessi, aumentando le possibilità di andare in lunetta e mantenendo alto il ritmo offensivo. Inoltre, tutti i falli difensivi commessi dopo il bonus (anche quelli lontani dalla palla) generano due tiri liberi. Le differenze rendono il basket NBA più orientato al punire il contatto, mentre il modello FIBA si concentra maggiormente sulla disciplina difensiva lungo tutto il quarto.

Quanti tiri liberi si assegnano nei vari casi

Il numero di tiri liberi assegnati dopo un fallo dipende dal tipo di contatto, dalla zona del campo e dal regolamento applicato. Sia in NBA sia in FIBA, se un giocatore viene colpito mentre è in azione di tiro, gli vengono concessi tanti liberi quanti sarebbero i punti del tiro tentato: uno per un canestro segnato con fallo, due se il tiro da due non va a segno, tre se il tentativo è da oltre l’arco. Nei falli non di tiro, la situazione cambia: prima del bonus, la squadra che subisce il fallo ottiene una rimessa laterale senza tiri liberi. Dopo il bonus, ogni fallo difensivo non offensivo vale automaticamente due tiri liberi in entrambi i regolamenti.

In NBA, però, c’è un’eccezione: alcuni falli lontani dalla palla nelle ultime due minuti o prima della rimessa possono comportare un tiro libero più possesso (la cosiddetta away-from-the-play foul rule). I falli offensivi, invece, non portano mai a tiri liberi, né in NBA né in FIBA: si tratta sempre di palla persa. Il numero di liberi varia quindi principalmente in base al tipo di fallo e allo stato di bonus, ma il principio guida rimano quello per cui ogni contatto irregolare che interrompe un’azione potenzialmente vantaggiosa deve essere sanzionato in modo proporzionato.

Impatto di take foul e clear path

Nel basket moderno, due tipologie di falli hanno assunto un peso specifico enorme: il take foul e il clear path foul, introdotti (o inaspriti) soprattutto per evitare che le difese interrompano in modo sleale azioni potenzialmente decisive. Il take foul (molto comune in NBA) è il fallo tattico che ferma una transizione veloce prima che l’attaccante possa sviluppare il contropiede. Per limitarne l’abuso, la NBA ha introdotto una penalità severa: un tiro libero assegnato al giocatore che ha subito il fallo più possesso aggiuntivo alla squadra.

Questo cambia radicalmente la strategia delle difese, che non possono più “bloccare” il contropiede senza pagare un prezzo elevatissimo. Il clear path foul, invece, punisce le situazioni in cui un difensore commette fallo su un avversario che ha il campo libero verso il canestro e nessun difendente davanti a sé. Anche qui la sanzione è pesante: due tiri liberi più possesso. L’obiettivo è evidente: preservare la spettacolarità delle transizioni e proteggere le opportunità da canestro facile. In FIBA, esiste un concetto simile attraverso il fallo antisportivo, che in determinate condizioni produce lo stesso effetto. In entrambi i regolamenti, queste norme scoraggiano i falli tattici “intelligenti”.

Strategia di gestione dei falli nel finale

La gestione dei falli negli ultimi minuti è una delle fasi più delicate di una partita di basket, perché ogni contatto può cambiare l’esito del match. Le squadre devono adattare il loro atteggiamento in base allo stato di bonus e alle caratteristiche dei giocatori in campo, oltre che al punteggio. Se una squadra è già in bonus, la priorità diventa difendere senza rischi: mani alte, aiuti tempestivi e zero falli inutili lontano dalla palla. Al contrario, se non è ancora in bonus, può utilizzare uno o due falli “tattici” per spezzare il ritmo dell’avversario o evitare una penetrazione pericolosa.

Anche la scelta degli uomini conta: i giocatori con 4 o 5 falli vengono spesso gestiti con cambi difensivi mirati o nascondendoli su avversari meno incisivi. In attacco, invece, sapere che la difesa è in bonus permette di forzare più penetrazioni, cercando contatti intelligenti che portino in lunetta. Nella NBA entrano in gioco anche le regole su take foul e clear path, che disincentivano falli tattici in transizione, mentre in FIBA il rischio di un antisportivo è sempre dietro l’angolo.

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