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Andy Murray lascia il tennis, 3 momenti che non dimenticheremo

Andy Murray

Andy Murray lascerà ufficialmente il tennis nel 2019,a causa di un problema all’anca, probabilmente dopo Wimbledon anche se non è certo che l’addio arriverà a partire quella data. Le sue lacrime nella conferenza stampa dove ha dato l’annuncio, come tutte quelle che piangono gli eroi, si accompagnano a un senso di perdita collettiva.

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C’è sempre qualcosa di paradossale tra un simbolo incrollabile di forza sportiva come Murray, dato dalla sua caparbietà e dal suo numero di vittorie, e il momento in cui si scopre che non è immortale come pensavamo. Negli ultimi anni è stato un simbolo del tennis ed ex numero 1 ispirando brand sportivi a copiarne lo stile e l’identità e fan sfegatati a scambiarsi i suoi autografi come reliquie. Si chiama hype e nessuna grande personalità sportiva né è immune. Siamo sicuri poi che oggi tutti questi oggetti avranno un altro peso.

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Non è solo per le lacrime, che tra l’altro gli abbiamo visto versare in più occasioni, ma per l’esistenza di quell’unico limite fisico che il campione non è riuscito a superare che lo rende umano più di altri. Murray non ha mai avuto il sorriso beffardo e l’atteggiamento spavaldo di Roger Federer né l’ironia di Nole, ma si è contraddistinto per uno stile pubblico segnato spesso da grande emotività.

Anche se potevamo aspettarci un addio dopo gli stop forzati e le sconfitte in tutto il 2018, in quel ‘not great’ traballante di risposta alla prima domanda in conferenza stampa c’è tutta una modestia e un understatement che lo ha sempre contraddistinto. Vogliamo però ricordare Murray non nel suo momento più difficile, ma in quelli dove ha più brillato. Ecco 3 momenti che non dimenticheremo.

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Prima vittoria in uno Slam: gli US Open

Nel 2012 vince il primo titolo in uno Slam agli U.S Open battendo dopo cinque ore e mezza in finale l’insidioso Nole.

Prima finale a Wimbledon nel 2012 (con sconfitta)

Murray perde in finale nel 2012 contro Roger Federer nel tempio del tennis britannico per eccellenza. Per uno scozzese come lui non è di poco conto dover rinunciare a un passo dall’impresa. Così le sue lacrime nel discorso di ringraziamento mostrano a tutti la rabbia dei secondi. Una lezione di vita e di sport ma anche di umanità che non dimenticheremo. Perché rimarrà sempre il dubbio che il pubblico in quell’occasione fosse dalla sua parte a giudicare dai decibel.

La prima vittoria a Wimbledon nel 2013

Qui è dove batte il suo eterno rivale Novak Djokovic (il giocatore contro cui ha giocato più volte) in un epico match durato tre ore e mezza. Erano 77 anni che un giocatore britannico non vinceva il titolo. E i primi momenti dopo la vittoria sono quelli di un campione ancora incredulo e di una mamma a bordo campo che non riesce a trattenere l’emozione.

 

 

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