Si torna in campo, anche se solo per allenarsi. Il nuovo decreto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, consente agli atleti professionisti – e dilettanti – sedute individuali dal 4 maggio. Dal 18 dello stesso mese, invece, potranno partire quelli collettivi. Sarà l’inizio della fase 2 per i club di Serie A, con i calciatori che riprenderanno gli allenamenti in gruppo a distanza di due mesi. Questo, però, non significa che il campionato proseguirà.
Spadafora: “Serve un protocollo più rigido”
Subito dopo le parole di Conte sono arrivate quelle del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, a Che tempo che fa. “Non voglio penalizzare il calcio – ha spiegato –, ma serve una ripresa graduale e un protocollo rigido. Quello presentato dalla Figc non è ancora sufficiente secondo il comitato tecnico-scientifico: servono approfondimenti necessari, solo dopo potremo dire se il campionato riprenderà o meno”.
Ci sono ovviamente dei grossi punti interrogativi, già evidenziati dalla lettera di 17 medici dei club di Serie A inviata alla Figc. Per esempio: cosa succederà se un giocatore risulterà positivo al Coronavirus? “È uno dei rilievi del comitato tecnico-scientifico – ha proseguito Spadafora –. Il ministro dello Sport spagnolo non si è detto certo di riprendere, l’Olanda si è fermata mentre la Germania ci prova. Dal calcio ci sono arrivate e arrivano molte pressioni. Io quel mondo lo rispetto, è una grande azienda che versa oltre 1,5 miliardi all’erario, ma è una situazione complicata e dobbiamo adeguarci all’evoluzione continua del Paese”.
Gravina: “Stiamo lavorando, basta polemiche”
Pronta la risposta di Gabriele Gravina, presidente della Figc: “La nostra Commissione medico-scientifica ha stilato un protocollo molto rigoroso, come hanno fatto tutti gli altri settori che ambiscono alla ripartenza, ma siamo pronti ad integrarlo recependo indicazioni del Cts, del Coni e riconoscendo la Federmedici quale riferimento scientifico per armonizzare il tutto. Lavoriamo per far ripartire il calcio in sicurezza”.
Lotito: “Lazio-Juve, gara secca per lo scudetto”
Ma la notizia del giorno è la proposta avanzata dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, a Repubblica. Il patron biancoceleste si dice contrario ai play-off per assegnare lo scudetto, ma favorevole a una gara secca tra la sua squadra e la Juventus. Una sorta di finale. Ma perché bocciare i play-off? “Oggi sono a un punto dalla Juve, e solo per Juve-Inter che… vabbè, l’avete vista. Ma all’andata contro la Juve ho vinto 3-1 e anche in Supercoppa l’ho battuta 3-1. E dovevamo ancora giocare il ritorno. Per equità, una squadra come l’Inter, che ha 8 punti meno di noi, o l’Atalanta, a -14, non dovrebbero essere coinvolte”.
Lotito comunque guida il fronte di quelli che spingono per la ripresa del torneo. “Se il campionato non ripartirà – ha ribadito – si rischia di mandare a gambe all’aria il sistema. Alcune società stanno preparando un documento condiviso per mettere a nudo i rischi effettivi che corrono”. A chi gli rimprovera di voler ripartire a tutti i costi, in barba ai rischi sanitari, ha sottolineato che “se non si gioca più io sono già in Champions e risparmio quattro mensilità di stipendi. Avrei la convenienza a non giocare, ma io ragiono di sistema. Altri no. Ripartire ci penalizza: avevamo fatto una scelta, sacrificando l’Europa League, così avremmo giocato una volta a settimana. Se si ripartisse giocheremmo tutti due volte a settimana, perderemmo un vantaggio”.
Puntuale un commento alle parole di Spadafora. “Ripartire dal 18 maggio? Perché una data è meglio di un’altra? Ha uno studio di cui non siamo a conoscenza? Il campionato ripartirebbe a porte chiuse, ci sarebbero 70, 80, forse 90 persone oltre alle squadre: basta fare i controlli anche a loro”. Infine, un passaggio sulle sedi delle partite: “Al Centro-Sud non ci sono problemi, se altri stadi non sono idonei una soluzione si trova, in fondo l’estate si va in ritiro, no?”.
Tare contro tutti
In giornata ha parlato anche Igli Tare, direttore sportivo della Lazio: “Ieri ho sentito il ministro dello Sport dire che bisogna pensare alla tutela della salute, ma poi li si fa correre nei parchi in mezzo alla gente anziché nei centri sportivi con le dovute misure. Non so quale sia il suo scopo, di certo non è aiutare il calcio. Alla luce delle decisioni prese la sensazione è di essere discriminati”. Il dirigente biancoceleste, oltre al ministro, ha attaccato anche Juventus e Inter sul mancato via libera alla ripresa immediata degli allenamenti: “Non riesco a spiegarmi perché questi club non prendano posizione”.