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Esordio con la Sampdoria. Tutte le strade portano Claudio Ranieri a Roma

Immaginate di essere degli allenatori senza panchina. Il telefono squilla, dall’altra parte c’è una squadra di Serie A in difficoltà. Una di quelle storiche, impossibile rifiutare. Immaginate che l’esordio in panchina sia fissato per il 20 ottobre, il giorno del vostro 68° compleanno. Ma soprattutto che il vostro primo avversario sia non solo l’ultima squadra che avete allenato, ma anche quella per cui fate il tifo. Infine immaginate di esservi seduti per la seconda volta (in sette mesi) al posto dello stesso allenatore esonerato.

Claudio Ranieri a queste cose ci ha pensato. Lo ha detto nella prima conferenza stampa da allenatore della Sampdoria: “Sì, è uno strano destino esordire contro la Roma. Ma è bellissimo: vuol dire che sono tornato nel calcio di alto livello”.

Roma-Genova, i destini si incrociano

Claudio Ranieri è uno che a Trigoria ci è cresciuto. Tifoso giallorosso, dopo anni di oratorio passa al Dodicesimo Giallorosso. Fa l’attaccante e, ad appena 16 anni, convince Helenio Herrera a portarlo alla Roma. In Primavera l’allenatore Antonio Trebiciani gli cambia ruolo e lo trasforma in terzino. Passa in prima squadra, ma dal 1972 al 1974 colleziona solo sei presenze. Troppo poche, preferisce allora andare a Catanzaro. Ci resta otto anni, poi chiude in Sicilia con Catania e Palermo. La Roma resta solo un lontano ricordo.

Il sogno scudetto infranto dalla Samp

Almeno fino al 2 settembre 2009, quando Luciano Spalletti si dimette dopo aver perso contro Genoa e Juve. Ranieri convince subito tutti. Il 6 dicembre vince il suo primo derby contro la Lazio (1-0, gol di Cassetti). La cavalcata prosegue e ad aprile supera l’Inter, capolista, di un punto. Una settimana dopo riaffronta la Lazio e la ribatte (1-2, doppietta di Vucinic), addirittura richiamando in panchina De Rossi e Totti all’intervallo, con la squadra in svantaggio.

A quattro giornate dalla fine la Roma è padrona del proprio destino. Ma quello è l’anno del Triplete nerazzurro. Ranieri crolla in casa, proprio contro la Sampdoria, sotto i colpi di Pazzini (1-2). La doppietta del centravanti ribalta il vantaggio di Totti, a fine stagione varrà i preliminari di Champions per i blucerchiati. Ma soprattutto il secondo posto per la Roma, che chiuderà a due punti dall’Inter. Con tanto di beffa: la squadra di Mourinho vince anche la Coppa Italia all’Olimpico, contro la Roma: 0-1, Milito.

La stagione 2010-11 non è all’altezza della precedente. Anzi, si chiude prima del previsto. Il 20 febbraio 2011 è a Genova, contro il Grifone. Al 45’ è avanti 0-3, al 90’ si ritrova sotto 4-3. Decide che basta così e rassegna le dimissioni.

Ma certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Il telefono di Ranieri, appena esonerato dal Fulham, squilla. È Francesco Totti, che da dirigente gli chiede di prendere il posto di Eusebio Di Francesco. È l’8 marzo 2019. Tre giorni dopo il suo arrivo vince 2-1 contro l’Empoli nonostante assenze pesanti. Chiude sesto, a soli tre punti dalla zona Champions League. Non viene riconfermato, ma nella sua ultima all’Olimpico viene osannato con cori e striscioni dalla Curva: si commuove, si inchina, va via senza sbattere la porta.

La nuova Samp di Sir Claudio

Il 12 ottobre 2019 la Sampdoria esonera Di Francesco. Il presidente Ferrero, tifoso della Roma, sceglie Ranieri. La squadra è ultima, ma la particolarità di questo avvicendamento è che in appena sette mesi – 218 giorni, per l’esattezza – Ranieri sostituisce Di Francesco per la seconda volta, in due squadre diverse. Ne è consapevole, ma alla prima conferenza stampa tende la mano: “Spero che Eusebio non mi odi, non fossi stato io sarebbe stato un altro”.

Cosa cambierà? Si è partiti dal 4-3-2-1 all’esordio con la Lazio per arrivare al 3-5-2 visto a Verona. Sistemi di gioco diversi, ma sempre all’ultimo posto. Numeri impietosi: tre punti, secondo peggior attacco (4) e peggior difesa (16). Nelle prime sette giornate gli intoccabili di Di Francesco sono stati Audero, Bereszynski, Murru, Ekdal, Caprari, ossia gli unici a giocare in tutte le partite (dall’inizio o da subentrati). Sei presenze per Vieira e Quagliarella. Con Ranieri cambieranno modulo e uomini.

“Manderò in campo chi dimostrerà di avere voglia e grinta”. Difficile aspettarsi soluzioni diverse dal 4-4-2, dato che la prima cosa da fare è sistemare la difesa. Insomma, niente trequartisti per avere più equilibrio. Audero non si discute, Murillo potrebbe spuntarla su Colley e Ferrari. Bereszynski e Murru i terzini.

Rivoluzione a centrocampo, dove Linetty spedirà in panchina Vieira per affiancare Ekdal, in attesa che l’ultimo arrivato Bertolacci (un tempo aggregato alla prima squadra di Ranieri ai tempi della Roma Primavera) ritrovi la condizione. Da non escludere una chance all’esperto Barreto. Accortezza sulle fasce, con Depaoli e Jankto favoriti su Rigoni e Caprari. Quest’ultimo, però, potrebbe formare il nuovo tandem offensivo insieme Quagliarella (spedendo così Gabbiadini in panchina).

L’aggiustatutto Ranieri riparte dalla semplicità: pochi esperimenti, tanta sostanza, a ciascuno il suo ruolo e ambiente compatto. Contro la Roma, messa da parte l’emozione, l’attenzione sarà tutta rivolta a come ottenere i suoi primi tre punti. Chissà se Di Francesco vedrà la partita in tv.