Non è facile quando ti ritrovi tutto il pubblico contro, tu che sei nata nel 2000, che sei di cittadinanza canadese e sei agli US Open a confrontarti contro una giocatrice americana non qualunque come Serena Williams. E, per giunta gareggi in un torneo dal forte DNA a stelle e strisce. Eppure Bianca Andreescu ce l’ha fatta. Ha vinto a Flushing Meadows sconfiggendo in finale la campionessa e conquistandosi il numero 5 della classifica femminile. Ma c’è dell’altro dietro la vincitrice di origini rumene. Per esempio il dato di essere ancora una teenager, ha infatti 19 anni compiuti a giugno, e di essere la seconda tennista canadese di sempre dopo la Bouchard a occupare la quinta posizione. Suo è quindi l’indiscusso trionfo nella competizione. Ma gli US Open femminili sono stati per molti versi un ottimo palcoscenico per le teenager del tennis.
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Coco Gauff, le lacrime e la voglia di vincere
Considerando infatti che il WTA vede picchi altalenanti, almeno nel 2019 con tre campionesse diverse negli Slam e quindi risultati discontinui, pensiamo all’anno d’oro della Osaka poi non confermato dagli ultimi avvenimenti e dall’eliminazione agli ottavi, c’è un varco per le early bird della classifica. Non solo per Bianca quindi ma anche per un fenomeno che è prima di tutto di pubblico, almeno in parte, e poi sportivo. Si tratta di ‘Coco’ al secolo Cori, Grauff. 15 anni, americana, agli Open raggiunge il terzo turno e diventa la più giovane di sempre a toccare la fase dai tempi della Kournikova. Federer, per esempio, l’ha elogiata facendo un paragone con se stesso alla sua età.
Il bilancio è a favore di Coco, numero 140 del mondo, visto che King Roger non si riteneva minimamente all’altezza del gioco e della tenuta mentale dell’americana quando era adolescente. Giocare di fronte a 20.000 persone, ed è d’accordo Federer, non è uno scherzo se non di tipo arcigno e maligno. Come non è stato facile giocare conto la campionessa in carica, la Osaka, nel turno successivo e per giunta sul celebre campo Arthur Ashe. Ma qualcosa di speciale è successo anche in quell’occasione. Dopo la sconfitta, Coco è scoppiata in lacrime e a consolarla si è avvicinata proprio la Osaka. Il consiglio è stato quello di non nascondere le lacrime ma di mostrarle al pubblico.
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Perché le emozioni sono parte del campo quanto palline, raccattapalle e arbitri, così ha suggerito la campionessa giapponese. Sembra un gesto umano molto forte e lo è, ma è anche la dimostrazione di una classifica che si muove velocemente, molto più flessibile dell’ATP e che rapidamente colma la distanza tra ‘grandi’ e ‘piccole’. O almeno ci dà questa illusione.