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Fausto Coppi, nel 2019 sono 100 anni dalla sua nascita. Ci manca perché…

Fausto Coppi

Fausto Coppi nasceva nel settembre del 1919 e questo significa, contando gli anni ma non spazzando via la polvere da una figura ancora molto viva nell’immaginario collettivo, che nei 12 mesi appena iniziati festeggeremo 100 anni dalla sua nascita.

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5 volte vincitore al Giro d’Italia, 2 al Tour de France, il Campionissimo o l’Airone come veniva chiamato il ciclista su strada, ha concluso la sua carriera sportiva troppo presto. Scompare nel 1960 per una malaria curata male caratterizzata dall’arroganza dei medici che volevano anteporre la medicina italiana alle indicazioni terapeutiche francesi che avevano già salvato il suo amico Géminiani dalla malattia tropicale.

Un caso di sovranismo ante-sovranismo scientifico che ha prodotto una grande ferita collettiva. Ecco quindi perché ci manca ancora molto il grande campione.

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La rottura delle convenzioni sul matrimonio

Celebre è stata la sua storia d’amore con la Dama Bianca, Giulia Occhini. Una relazione extraconiugale per entrambi negli anni in cui il divorzio non era ancora consentito nel nostro Paese. Per il loro amore scontano una condanna per adulterio che non verrà mai resa effettiva perché sarà poi sospesa. Sposi in Messico, genitori a Buenos Aires dove nascerà il loro figlio Angelo Fausto. Insomma un simbolo di amore solido nonostante le difficoltà e gli ostacoli sociali e culturali dell’epoca.

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La sana rivalità con Gino Bartali

Rivali ma non nemici, Gino Bartali e Fausto Coppi si sono affrontati per anni. Ma Bartali è anche colui che chiama Coppi quando diventa direttore sportivo della San Pellegrino sport, per correre da capitano nella sua squadra. Coppi accetta e annuncia di correre per tutto il 1960 e poi di lasciare la carriera sportiva.

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La capacità di superare gli ostacoli

Una sua impresa simbolo rimane la 17^ tappa del Giro d’Italia nel 1949, da Cuneo a Pinerolo, quando valica da solo cinque colli (Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere). Questo malgrado 5 forature. Alla fine arriva al traguardo con quasi 12 minuti di vantaggio sul secondo, proprio Gino Bartali. Una lezione da campione sulla natura intrinseca dei traguardi. Non importa solo se ci arrivi, ma come ci arrivi superando ostacoli e difficoltà.

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