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Lottatori di Sumo oggi, da 7000 calorie al giorno al ritiro dorato

L’Occidente non è molto abituato a considerare il Sumo al pari di Boxe o MMA, eppure questa antica forma di lotta corpo a corpo è ben lungi dall’essere solo una manifestazione folcloristica. Le sue star sono lottatori capaci di entrare nella leggenda, e per riuscirci sono pronti a un impegno che va al di là di quello sportivo… Ma a fronte di una dieta ipercalorica, le prospettive sono quelle di un dorato ritiro Oltreoceano e di una vera e propria ‘beatificazione

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Il Sumo e le sue stelle

Nata nel Giappone degli inizi del VI secolo, la disciplina continua a unire rispetto dell’avversario ed etica agli aspetti più atletici del combattimento. Basti pensare che lo Yokozuna – il massimo grado che può essere raggiunto da un lottatore professionista di Sumo – deve possedere specifiche qualità morali per essere ‘incoronato’ come tale, arrivando a esser considerato una semi-divinità scintoista (oltre a ricevere un vitalizio). L’ultimo della speciale lista si chiama Kisenosato Yutaka, ma prima di lui si ricordano persino uno statunitense – il samoano Musashimaru Kōyō e diventato nel 1999 il secondo Yokozuna non Giapponese – e ben quattro mongoli, tra i quali il leggendario Hakuhō Shō, definito il Roger Federer del Sumo.

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La dieta dei lottatori

Non è una regola, ché non tutti i lottatori hanno bisogno di sottoporvisi… Ma per raggiungere un peso doppio o triplo rispetto a quello di molti maschi adulti alcuni sumotori devono ingerire fino a 7000 calorie al giorno. Non si può dire che siano 200 kg di muscoli, insomma, ma è decisamente raro che a tale stazza si associno i problemi che patiscono i cosiddetti grandi obesi. Buoni livelli di trigliceridi, colesterolo e un basso rischio di infarto sono assicurati dall’intenso esercizio al quale si sottopongono. Una routine cui si sottopongono ogni giorno, a partire dalle 5 di mattina, e comprende anche il particolarissimo butsukari-geiko.

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Esercizi fondamentali per stimolare la crescita della produzione dell’adiponectina. Questo ormone proteico modula processi metabolici come la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi. E fa sì che il grasso necessario a sostenere i combattimenti si concentri sotto l’epidermide e non tra gli organi interni. L’obiettivo da raggiungere è la caratteristica massa che permette a questi atleti di esser particolarmente stabili accovacciandosi per abbassare il baricentro. Ma è a fine carriera che emergono i ‘contro’ di anni di attività

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La quiete dopo il ritiro

Dopo una vita ‘over size’ (macchine, abiti, piatti e persino la tazza del water devono essere sovradimensionati per poter esser utilizzati), statisticamente i lottatori di sumo hanno una vita media di dieci anni inferiore a quella degli altri giapponesi. Si capisce perché molti di loro, alla fine della carriera, tagliate drasticamente le calorie, decidano di ritirarsi in una sorta di esilio dorato.

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Come quello di Byambajav ‘Byamba’ Ulambayar, che da anni vive in California. Dove è diventato una celebrità, del cinema (è apparso persino nell’Ocean’s Thirteen di Steven Soderbergh) e del sempre affollatissimo U.S. Sumo Open che si tiene a Long Beach da 19 anni. Una località che sembra esser diventata una vera Mecca del Sumo, per appassionati, curiosi e – ormai – anche per ex lottatori.

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