Se diciamo bike sharing probabilmente sapete di cosa stiamo parlando; ovvero di una delle possibili forme di mobilità futura che in realtà sono già ben avviate in molte città italiane.
Il bike sharing è un servizio che permette di muoversi in bici attraverso un sistema tecnologico. Di norma le app funzionano così. Prima si localizza la bici, poi la si sblocca e la si rende disponibile per l’utente. Infine la si blocca dopo l’utilizzo e la si rende di nuovo disponibile per il successivo cliente. I servizi di bike sharing sono tanti ma gli esiti non sono sempre omogenei sul territorio italiano.
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Bike sharing: se il servizio chiude è sempre colpa dei cittadini?
OBike per esempio ha ritirato le proprie bici a Roma qualche mese fa – troppi vandalismi si vociferava anche se i dati parlano del 10 – 12% delle biciclette interessate da atti di questo tipo – ma in realtà è stata tutta la divisione italiana a chiudere poco tempo fa non solo la variante su Roma.
Tuttavia i ciclisti non sono rimasti orfani di soluzioni visto che aziende come BicinCittà e Mobike sono presenti sul territorio offrendo un’ampia gamma di servizi. Certo è che non tutte le città italiane sono uguali.
A Roma la cessazione del servizio potrebbe non essere solo derivata da alcuni episodi di vandalismo ma anche da una scarsa diffusione delle bici dovuta alla peculiarità della morfologia romana notoriamente composta da salite e discese non sempre facili da affrontare con una semplice city bike. In altre città più piccole e meno disomogenee dal punto di vista del territorio come Bologna e Milano, il bike sharing è una realtà affermata. Ma anche per i centri minori avviare un’attività di questo tipo non è sempre semplicissimo. Lì c’è la concorrenza della bici di proprietà che spesso gareggia con lo sharing in maniera piuttosto spietata. La sorte di uno sharing che pur essendo micro non prende piede, è toccata alla piccola realtà di Albissola Marina in Liguria, dove Bicincentro è anch’esso sulla strada della chiusura.
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Anche i modelli di ebike e bici pieghevoli possono restringere la domanda. Tuttavia è proprio di questi giorni la notizia che il Ministero dell’Ambiente stanzierà presto 500 milioni per piste ciclabili, bike sharing e ciclovie e quindi non c’è momento migliore per tracciare le prospettive della mobilità futura e fare anche un po’ di autocritica. Che muoversi in bici faccia bene quanto praticare uno sport e che inoltre faccia bene all’ambiente è indubbio. Ma spesso le cause del fallimento del servizio non sono solo da additarsi alla cattiva coscienza dei cittadini. Ricordiamocelo che anche qualità del servizio e studio del territorio possono fare la differenza nell’offerta.
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