Le grandi riforme nello sport richiedono sempre tempo, contrattazioni, considerazione di interessi multipli. Non fa eccezione il mondo del rugby, agitato da diversi mesi a causa dell’annuncio del World Rugby di voler istituire un nuovo campionato. Un torneo globale che porterà il nome di World Rugby Nations Championship. La proposta ha interessato alcune società e fatto storcere il naso (per usare un eufemismo) ad altre. Tanto che non si è ancora ottenuto un accordo totale, e tutte le notizie al riguardo vengono date con l’uso del condizionale. Ecco dunque cosa si è detto fin’ora.
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World Rugby Nations Championship, perché non convince
Il nuovo format è stato presentato a settembre 2018 da World Rugby, l’organismo governativo mondiale di questo sport. La proposta è di realizzare un torneo mondiale annuale a partire dal 2022. Si comporrebbe di 2 Conference: una europea e una per il ‘resto del mondo’. Ogni conference sarebbe a sua volta suddivisa in 3 divisioni. Nella prima, militerebbero le squadre top mondiali, ovvero le 6 Nazioni per la conference europea, e le squadre del Rugby Championship più altre 2 selezionate tra le migliori del ranking globale (al momento sarebbero Fiji e Giappone) per il ‘resto del mondo’. Nella seconda divisione militerebbero le sei migliori seconde di entrambe le conference. Mentre nella terza ci sarebbero 16 squadre minori e territoriali per emisfero. Le migliori squadre della seconda e della terza divisione potrebbero essere promosse alla prima.
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Che cosa non convince del nuovo sistema? Innanzitutto, il fatto che esisterebbero dei criteri di retrocessione e promozione. Il carattere quasi esclusivamente privato del 6 Nazioni e del Rugby Championship non si allinea all’idea di eventuali retrocessioni. Né gradiscono l’idea molte società, incluse quelle piccole, che non avrebbero modo di confrontarsi con le squadre più forti. Inoltre, come reclamano alcune leghe, le decisioni non sono state prese consultando tutti gli enti che sarebbero coinvolti. Tanto che alcune società hanno deciso di puntare i piedi minacciando azioni legali nel caso in cui il nuovo torneo andasse a cozzare con i loro interessi. Non solo in termini di calendario, ma di diritti media e marketing.
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Infine, si critica la quantità di match che dovrebbero affrontare i giocatori, che andrebbe a scapito dei campionati domestici. A quest’ultimo proposito durante l’ultima riunione a Dublino del World Rugby con le federazioni nazionali è stata annunciata una modifica che ridurrebbe il calendario. Nonostante questo, l’accordo definitivo non è ancora stato preso.
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