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Il telaio della bici, perché è così importante?

Telaio della bici

Il telaio della bici, se volessimo usare una metafora umana e biologica, è il cuore del movimento a due ruote. Su di esso si poggiano tutte le componenti, manubrio, ruote, e inoltre rimane la parte primaria che oltre a costruire la bici sostiene la seduta del ciclista.

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Telaio della bici: un oggetto funzionale diventato di culto

Per questo è forse la parte più importante o il cervello dal quale partono tutti gli impulsi successivi della bicicletta. La sua scelta dipende da molti fattori tra cui il più importante è sicuramente l’altezza del ciclista e la sua sensazione di comfort quando inforca il suo strumento. Il telaio è anche importante per la pesantezza complessiva della bici. E in questo senso gli ultimi ritrovati in commercio sono in carbonio. Un materiale più leggero dell’alluminio ma anche più costoso.

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Il telaio è anche la parte della bici più al centro di rivoluzioni e sperimentazioni. C’è chi sta sperimentando un modello in plastica come MuzziCycles, un’azienda che produce telai grazie al riciclo della plastica proveniente dalla vita quotidiana. La sensibilità ambientale di questo progetto non sta solo nel riutilizzare i materiali polimerici, ma anche nell’evitare l’alto costo ambientale della produzione dei telai in alluminio per quel che riguarda il consumo di acqua e di energia elettrica. E lasciandoci alle spalle lo giornata di sciopero-salva pianeta è quantomeno, una riflessione, quella sui materiali e la loro produzione, da tenere in considerazione. Impossibile non citare questa prospettiva parlando di uno sport con un profilo ecologico.

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Ma il telaio diventa anche oggetto di culto e non solo elemento puramente funzionale. Sapevate infatti che esiste una bici costosissima, quasi 100 mila euro, che lo ha interamente placcato in oro? O che un altro modello è stato venduto all’asta di Sotheby’s perché disegnato dall’artista contemporaneo Trek Yoshitomo Nara? Insomma un telaio diventa gioiello e l’altro opera d’arte. E così si sigla un rapporto molto forte tra l’oggetto e lo stile di vita, in modo che anche una componente ‘esterna’ del ciclismo diventi vero e proprio oggetto di culto.

 

 

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