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Ferrari, opportunità e rischi all’alba di un’era: Vasseur e l’enigma Melbourne

Alla vigilia del Mondiale 2026 di Formula Uno,la Ferrari si interroga: il primo semaforo verde della stagione torna a far discutere. Domenica 8 marzo, a Melbourne, il Gran Premio d’Australia aprirà una nuova era tecnica e regolamentare. Ma quanto conterà davvero quel risultato? Secondo Frédéric Vasseur, la risposta è semplice: poco. O almeno, meno di quanto si voglia credere.

Nel tradizionale incontro di fine anno con la stampa italiana, il Team Principal Ferrari ha ridimensionato il peso del debutto stagionale nell’economia del campionato. Una posizione che trova conferme nella storia della Formula Uno, ma che non cancella del tutto rischi e opportunità per chi, come Maranello, è chiamato a rincorrere.

Il ragionamento di Vasseur poggia su basi solide. L’esito del GP d’Australia, anche per l’unicità del tracciato di Albert Park, rischia di non essere rappresentativo del reale valore delle monoposto sul medio-lungo periodo. Molto dipenderà dalla qualità del lavoro svolto nel 2025, lontano dai riflettori dei Gran Premi, e dalla capacità di reagire rapidamente nel corso della nuova stagione.

La storia recente offre esempi chiari: l’ultimo grande cambio regolamentare, quello del 2022, non ha stravolto i rapporti di forza. Red Bull e Max Verstappen hanno continuato a dominare, dimostrando che il primo verdetto dell’anno non sempre anticipa l’esito finale.

Il vero nodo, però, è un altro. Il rischio è che proprio Melbourne finisca per fare “giurisprudenza”. Lavorando sulle zone grigie del nuovo regolamento tecnico, una squadra o un motorista potrebbero azzeccare una soluzione borderline capace di garantire un vantaggio immediato sulla concorrenza.

Il precedente più emblematico resta quello della Brawn GP 2009: il doppio diffusore diede a Jenson Button e Rubens Barrichello un margine decisivo fin dall’inizio, sufficiente per giocarsi – e vincere – il titolo nonostante la rimonta degli avversari. All’epoca il vantaggio emerse già nei test. Oggi, con strategie più coperte, è difficile immaginare team pronti a scoprire le proprie carte prima dell’ultimo giorno di prove.

Il verdetto di Melbourne, dunque, è un’arma a doppio taglio, soprattutto per chi dovesse uscire sconfitto dal primo appuntamento stagionale. Il timore è che il Mondiale 2026 finisca per decidersi più sui tavoli digitali dei progettisti, nei calcoli del Budget Cap o nelle stanze della FIA, che non sulle curve di Silverstone, Spa-Francorchamps o Monza.

Vasseur invita alla cautela. La pista dirà la sua, ma non subito. E forse è proprio questo, oggi, l’enigma più grande di Melbourne.

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