Il ranking non ha dubbi dopo la finale di Tokyo: Jasmine Paolini debutta tra le prime cento tenniste del mondo. Centrato il risultato maggiormente significativo di una stagione vissuta con il piede sull’acceleratore. A inizio anno era ‘solo’ la numero 190; oggi da 97esima è la prima italiana davanti a Camila Giorgi e Martina Trevisan.
“Jasy”, come la chiamano gli intimi, ha 23 anni, è nata a Bagni di Lucca con origini polacche e ghanesi e, nonostante le sia sfuggita la vittoria contro Zhang Shuai, sta ridando forza al nostro tennis femminile. Un settore ancora digiuno di ricambio generazionale dopo i successi di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani e dove persino il numero 26 di Giorgi nel 2018 appare come un risultato lontano.
Jasmine Paolini, come si sente a essere la numero uno italiana?
“Sono appena tornata dal Giappone e ancora non ho ben realizzato il successo, ma mi sento bene. È arrivato tutto insieme. Il mio obiettivo più importante era comunque arrivare nella top 100 più che essere la prima giocatrice italiana”.
Una stagione da ricordare: i suoi momenti preferiti di quest’anno?
“La qualificazione al Roland Garros e poi i quarti a Palermo. Ovviamente anche la finale a Tokyo”.
Come descriverebbe la finale contro la Zhang?
“La mia avversaria aveva trionfato già tre volte nel torneo ed è numero 39 del mondo. È stata una partita di alto livello conclusa con un 6-3, 7-5. Ho dato tutto quello che ho potuto. Qualche rammarico ce l’ho per il secondo set visto che potevo vincerlo, però è andata bene così”.
Prossimo obiettivo gli Australian Open 2020. Come si preparerà?
“Affronterò cinque settimane di allenamento e uno o due tornei prima dell’Australia”.
Com’è il rapporto con la generazione precedente di tenniste italiane come Errani, Schiavone, Pennetta e Vinci? Con la Errani ha giocato in Fed Cup…
“Quella che conosco meglio è Sara, le altre le conosco meno. Con lei ho giocato in FedCup e durante qualche altro torneo. Abbiamo un bel rapporto”.
Parlando dei colleghi maschi e dei risultati ottenuti, che effetto le ha fatto vedere Matteo Berrettini nuovo numero uno italiano alle Finals?
“Lo conosco da tanto tempo perché siamo coetanei e ci siamo incontrati spesso. Ha fatto un percorso unico e incredibile. Qualche mese fa era 50 del mondo e oggi è 8. Si merita tutto; è un ragazzo eccezionale”.
Come si è avvicinata al tennis?
“Ho cominciato a giocare a 5 anni in provincia di Lucca in un piccolo circolo. Mi sono sentita subito a casa grazie all’ambiente sereno e ho voluto continuare. In famiglia mio zio Adriano Paolini gioca a tennis e anche mio padre ogni tanto”.
Com’è il rapporto con la sua famiglia rispetto alla sua professione?
“I miei genitori sono sempre stati presenti con la giusta distanza; mi hanno lasciata fare quello che volevo per il tennis”.