Chi non ha mai citato il povero ragioner Ugo Fantozzi urlando il suo epocale “Alla bersagliera!” prima di inforcare la sua bicicletta!? Una delle citazioni più care agli amanti delle due ruote viste sul grande schermo, forse, ma sono molti gli esempi che ci offre il cinema di una attenzione particolare al ciclismo e ai suoi campioni, in questo senso. E ben più ‘serie’ o storicamente valide di quella ormai leggendaria Coppa Cobram
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All’inseguimento di Totò
Appartiene agli annali del nostro cinema il Totò al giro d’Italia che nel Dopoguerra celebrava la passione degli italiani per la nostra corsa più longeva e per le sfide per la maglia rosa che spesso vedevano protagonisti grandi nomi del ciclismo nazionale. Molti dei quali si prestarono ad apparire al fianco – o meglio, alle calcagna – del comico partnenopeo: da Fausto Coppi e Gino Bartali, ai vari Louison Bobet, Ferdy Kubler, Giancarlo Astrua, Fiorenzo Magni, Vito Ortelli, Vittorio Seghezzi o l’iridato Alberic Schotte. Il segreto? Il più classico dei patti col diavolo…
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Coppi e Bartali
La coppia per antonomasia. Avversari – uniti dalla Storia e da qualche leggenda – ai quali cinema e televisione hanno guardato, soprattutto in anni recenti, presi dalla nostalgia e dagli anniversari. Come quello dei 70 anni dalla storica vittoria del ciclista toscano celebrata dal documentario di Rai 2 ‘Il Vecchio e il Tour’ (2018). Due anni prima, nel 2016, era stata la volta di Gino Bartali: il campione e l’eroe (vincitore della Guirlande d’honneur al Festival Sport movies & tv 2016) e nel 2006 la mini-serie in due puntate Gino Bartali – L’intramontabile, con Pierfrancesco Favino come protagonista. Un pareggio, almeno in questo caso, con il rivale di sempre, ricordato dalla fiction Il grande Fausto (1995) di Alberto Sironi, con Sergio Castellitto e Ornella Muti, e ovviamente nella produzione del 2018 già citata (dove era interpretato da Simone Gandolfo).
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Il mistero del Pirata
Fu la sorpresa più incredibile e la delusione più grande, oggi è il mistero più controverso. Ciclisti e appassionati si dividono sulla sua storia, che Claudio Bonivento cercò di raccontare in Il Pirata – Marco Pantani. Un film per la televisione datato 2007 nel quale si ripercorrevano tutte le tappe dello sfortunato campione, morto nel 2004 a soli 34 anni. Ovviamente senza trascurare le grandi vittorie ottenute al Giro d’Italia e al Tour de France, come anche lo scandalo doping che lo portò alla sospensione del 1999, al successivo ritorno in pista e la definitiva depressione che lo accompagnò fino alla fine. Una epopea tragica che Davide Cassani, Pier Bergonzi e Ivan Zazzaroni descrissero nel libro Pantani. Un eroe tragico, usato come base dagli sceneggiatori.
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La grande truffa di Lance Armstrong
Ma se quella dell’italiano resta una ferita aperta, la condanna è stata generale – e mondiale – nel caso di quello che era stato a lungo il dominatore del cosiddetto Pianeta Ciclismo: Lance Armstrong. Vincitore del Tour per sette volte consecutive tra il 1999 e il 2005 e campione del mondo ai Mondiali di Oslo del 1993, lo statunitense fu protagonista di uno scandalo che ne provocò una vera e propria damnatio memoriae. E che ispirò più di un artista. Anche del calibro di Alex Gibney e Stephen Frears.
Al netto delle partecipazioni dell’atleta ai film Palle al balzo – Dodgeball con Ben Stiller e Tu, io e Dupree di Anthony e Joe Russo, il primo dei suddetti registi gli dedicò un documentario anche molto duro come The Armstrong Lie. Più interessato all’aspetto cinematografico, invece, il cineasta inglese che in The Program scelse un taglio più biografico, concentrandosi invece sulla sua battaglia contro il cancro.
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Gli ultimi anni: realtà e finzione
Con Armstrong negli occhi, impossibile non pensare a Il vincitore, film del 1985 di Gaetano Vullo e Vincenzo Plicato con un Kevin Costner trentenne in veste inusuale di ciclista, impegnato col fratello nella terribile gara dell’Inferno del West. Un film meno noto, nel quale si registra anche il breve cameo di Eddy Merckx. Campionissimo per altro presente anche nel doc danese sulla Parigi-Roubaix Una domenica all’inferno del 1976. Da ricordare anche le 5 nomination all’Oscar del 1979 (e la vittoria per la miglior sceneggiatura originale) di All American Boys di Peter Yates, sfida sulle due ruote di un gruppo di studenti di Bloomington con un Dennis Quaid venticinquenne. Addirittura sedicenne, invece, la Nicole Kidman di La banda della BMX, film del 1983 che approfittava del boom del modello da cross tanto di moda all’epoca.
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Uno stile ben diverso dalle più classiche corse su strada, come quello messo in mostra da Joseph Gordon-Levitt in Senza freni per sfuggire a un poliziotto corrotto nel traffico di New York. Una deriva moderna del ‘genere’, che nel nuovo millennio ha scelto un taglio diverso e più action, o fantastico in molti casi. Dal Line of Sight di Lucas Brunelle (incentrato sulle spericolate gare alleycat) all’acrobatico Ride di Jacopo Rondinelli (dove domina il downhill), fino al La bicicletta verde della saudita Haifaa Al-Mansour (nel quale la bici diventa strumento di riscatto) e alle animazioni Melanzane – Estate andalusa e Appuntamento a Belleville.
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