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Diogo Jota, la rabbia del fisioterapista: “Ora basta bugie”

L’incidente stradale che ha tolto la vita a Diogo Jota e al fratello André ha sconvolto il mondo del calcio e lasciato un vuoto devastante tra chi lo conosceva. I due stavano viaggiando in auto per raggiungere Santander, dove avrebbero preso un traghetto per l’Inghilterra.

Un viaggio pianificato, da professionista vero, in vista del ritorno a Liverpool. Eppure, nelle ore successive alla tragedia, sono circolate voci infondate su una presunta vita sregolata, scatenando la rabbia di chi con Jota lavorava ogni giorno.

A prendere posizione, in un’intervista rilasciata al quotidiano Record, è stato Goncalves, il fisioterapista delle vie respiratorie che stava seguendo da vicino il recupero del calciatore portoghese. (continua dopo la foto)

“Ho letto cose spiacevoli su internet e sui media, Diogo e André non stavano facendo festa, nessuna vita da sballo”, ha detto, rispondendo alle insinuazioni circolate dopo lo schianto. “Li ho salutati verso le 20.30. Mi aveva spiegato che avrebbero viaggiato con calma, dormendo a Burgos, e poi si sarebbero imbarcati il giorno dopo. Erano sereni, organizzati, consapevoli”.

Secondo il racconto, la famiglia avrebbe dovuto raggiungerli successivamente in aereo. Non una fuga, né una vacanza: era il viaggio di un professionista che tornava al suo club per iniziare la nuova stagione con grande entusiasmo.

Goncalves ha seguito Jota nei giorni precedenti l’incidente: “Ho iniziato sabato scorso e sono stato con lui tutti i giorni fino a mercoledì. Aveva avuto uno pneumotorace, ma la sua ripresa era eccezionale. Seguiva ogni indicazione, non aveva più dolore e stava per rientrare a Liverpool“. (continua dopo la foto)

Il giocatore era convinto di poter fare una grande stagione, anche se aveva deciso di non partire per la tournée in Giappone, proprio per completare al meglio il recupero. “Era emozionato, fiducioso, con la testa già alla nuova annata. Mi disse che lunedì avrebbe avuto un controllo medico con lo staff del Liverpool”.

Le parole del fisioterapista raccontano un’altra verità: quella di un ragazzo concentrato, serio, attento. E rendono ancora più amara e ingiusta una fine arrivata troppo presto, nel pieno dei suoi anno e con tanti sogni ancora da realizzare.

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