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Bologna, gioia immensa: batte il Milan e vince la Coppa Italia dopo 51 anni

Bologna in festa ha ritrovato un trofeo importante dopo 51 anni, e lo ha fatto in una notte di maggio che resterà tatuata sulla pelle di una città intera. Ndoye, al minuto 53, ha fatto esplodere l’Olimpico e riportato la Coppa Italia sotto le Due Torri, mezzo secolo dopo quell’ormai lontana serata del ’74. Italiano alza il suo primo trofeo, mentre il Milan crolla, senza cuore né gioco, davanti alla ferocia dei rossoblù.

Sono arrivati in massa, da ogni angolo d’Italia. Seduti vicino a Jannik Sinner, o nascosti tra le bandiere, c’erano 29.303 tifosi che cantavano dalle sette. C’era Syu Fuka, arrivato dal Giappone. C’erano i fantasmi di Bulgarelli e Mihajlovic. E poi Beppe Signori, Cremonini, Luca Carboni, Montezemolo: a fare festa tutti insieme cantando un solo inno, quello del Bologna.

Minuto 8 della ripresa. Freuler inventa, Castro scatta sul filo del fuorigioco, Theo Hernandez prova a salvare ma spalanca la porta a Ndoye, che non ha fretta: finta, aspetta, rientra, sente il momento e la piazza. Forte, angolato dove Maignan non arriva. È il gol della gloria, è il minuto in cui la storia cambia fronte.

Da lì in avanti, il Milan scompare. Pulisic sostituito, Reijnders evanescente, Leao intermittente: è il ritratto di una squadra svuotata, stanca, in crisi d’identità. Una stagione finita senza picchi e con una serie di cocenti delusioni. Ora anche l’Europa 2minore” è a forte rischio. A Cardinale, Furlani e Ibrahimovic il compito di decidere se e come ripartire. Ma da dove?

Bologna in Paradiso, Milan all’inferno

L’inizio era stato esplosivo, con tre occasioni nei primi 10 minuti: Leao, Castro, Jovic, tutti a un passo dal gol. Poi, un lungo equilibrio, con due squadre speculari: il Milan a sinistra con Leao, il Bologna a destra con Orsolini e Holm. Qualche brivido, qualche polemica (gomitata Beukema su Gabbia ignorata), ma tutto resta lì, sospeso, in attesa del colpo che sarebbe arrivato nella ripresa.

Dopo l’1-0, Conceiçao cambia tutto, passa al 4-2-3-1 con Walker, Gimenez, Joao Felix. Ma è un fuoco fatuo. Italiano lo capisce, cambia modulo, inserisce Casale e blinda la partita. Il Milan ci prova, ma non punge. Abraham entra tardi, Chukwueze ancora più tardi. L’unico tiro nel recupero è di Odgaard. Poi il fischio, la corsa sotto la curva, le lacrime, i cori, il sogno. Il trionfo del Bologna.

Quando Mariani fischia la fine, è come se il tempo si fermasse. Italiano urla al cielo, Cremonini sorride, la curva si trasforma in un oceano rosso e blu. È la sera in cui l’Italia ha ammirato il Bologna, una squadra che lotta, sogna, non molla mai. È la sera di Dan Ndoye, di un tecnico che ha compiuto un capolavoro. È la sera che i tifosi racconteranno ai figli e ai nipoti: la notte di quella Coppa alzata sotto la luna di Roma.

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