Se la benedizione arriva anche dal Re, sentire un po’ di pressione è fisiologico, soprattutto a 18 anni e mezzo. Jannik Sinner è il talento del tennis italiano, il più giovane vincitore nella storia delle Atp NextGen Finals, uno degli undici al mondo ad aver vinto almeno due tornei Challenger da under 18 e più giovane italiano a essere entrato nella Top 100. E Sinner può inoltre vantarsi di essersi allenato con Federer.
Nato il 16 agosto 2001 a San Candido, cittadina di poco più di tremila abitanti nella provincia autonoma di Bolzano, lo scorso febbraio Sinner si è allenato con Roger Federer a Monaco. “Un ottimo tennista, è migliorato molto. Sembra un bravo ragazzo”, aveva detto lo svizzero a maggio. Non si sbagliava: a novembre è infatti arrivato il successo milanese all’Allianz Cloud.
Parole e trofei che aumentano l’interesse nei confronti di Sinner, ma anche la pressione sulle sue spalle. Lo dice lui stesso sul Pink Carpet dei Gazzetta Sports Awards. “Sicuramente c’è grande pressione perché devo confermare la stagione buona appena finita. La devi gestire in modo buono, ma se non ci riesci è difficile andare avanti. Prima non vincevo nulla, le cose però possono cambiare molto rapidamente e sono contento”.
Su cosa può migliorare per crescere ancora?
“Credo su tutto. Sono molto giovane, stiamo facendo tanto lavoro, specialmente su dritto e servizio. Ovviamente dobbiamo migliorare soprattutto la parte mentale”.
Il successo alle Atp NextGen Finals ha impennato il seguito in Italia nei suoi confronti.
“Sicuramente è stata una settimana fantastica, giocare qua in Italia per me è sempre bello, anche se non ho fatto tanti tornei quest’anno. Il valore per me era molto importante, ovviamente se vince un italiano a Milano è una cosa bella, credo che abbiamo tanti giocatori giovani e forti che stanno arrivando, io sono molto tranquillo”.
È un momento d’oro per il tennis italiano maschile?
“Credo che non sia mai stato così forte. Abbiamo otto giocatori nei primi 100. Berrettini ha raggiunto la semifinale in un grande slam e ha giocato le Atp Finals. Fognini ha vinto il Master 1000 a Montecarlo. Abbiamo tanti giocatori, anche come me, che sono entrati per la prima volta nei top 100. Come Sonego, Travaglia, i giovani stanno arrivando. Musetti, Zeppieri, Nardi, credo che siamo in buone mani”.
Aumentano le aspettative: qual è l’obiettivo per il 2020?
“Andremo prima a Canberra e poi agli Australian Open. L’importante è fare tante partite come quest’anno, l’obiettivo è arrivare a 60, anche se il livello delle sfide sarà più alto. E poi trovare soluzioni per battere i giocatori forti. Proverò a partire subito bene in Australia, dall’inizio della stagione che comunque è lunga”.
A febbraio si è allenato con Federer. Sensazioni?
“Giochi con una leggenda, con la storia del tennis mondiale. Per me è stato importante giocare con lui, vedere come ragiona durante l’allenamento. Ora mi farebbe piacere incontrarlo in un torneo, perché sicuramente cambierebbe un po’ di mentalità e di gioco rispetto all’allenamento. Sarebbe importante sentire come gestisce lui i momenti importanti. Stiamo giocando per fare quelle partite importanti. Ne ho fatta una contro Wawrinka agli Us Open, credo anche contro Monfils ad Anversa. Ovviamente, l’anno prossimo proveremo a fare più partite simili a queste”.
Sembra che lei cerchi di imparare sempre qualcosa quando affronta avversari forti.
“È il mio lavoro. Gioco per acquisire tanta esperienza, per imparare dai giocatori più forti di me. Nella stagione appena passata ho cercato di misurarmi con tennisti più forti, queste partite ti costringono a essere intelligente e a trovare la soluzione giusta per vincere. Credo che mi abbia fatto bene quest’anno, la stessa cosa faremo l’anno prossimo”.