
La finale del Roland Garros 2025 tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz è destinata a entrare nella storia del tennis non solo per l’intensità del gioco, ma anche per l’incredibile equilibrio e l’altissimo livello tecnico espresso da entrambi i contendenti. I due giovani campioni, già protagonisti di numerose sfide memorabili in passato, hanno dato vita a un incontro che ha tenuto col fiato sospeso il pubblico per oltre cinque ore. Un’autentica maratona tennistica che ha visto alternarsi emozioni, colpi spettacolari e continui ribaltamenti di fronte. C’è un dettaglio, però, che rende la sconfitta di Sinner ancora più amara.

Il racconto del match
Sinner era partito fortissimo, riuscendo a imporsi nei primi due set grazie a un tennis ordinato, aggressivo e quasi impeccabile. Il suo servizio era solido, i colpi da fondo campo precisi e profondi, e la sua capacità di gestire la pressione sembrava aver messo alle corde uno spento Alcaraz. Tuttavia, il tennista spagnolo, noto per la sua resilienza e la sua capacità di alzare il livello nei momenti decisivi, ha saputo riorganizzare il proprio gioco e ha cominciato a spingere con più coraggio e determinazione. Nel terzo set ha trovato il ritmo, ha aumentato l’intensità degli scambi e ha iniziato a dominare con il diritto, portando il match su un piano di lotta mentale e fisica estenuante.
Il momento chiave si è verificato nel quarto set, quando Sinner è arrivato a servire sul 5-3, 40-0: tre match point consecutivi che avrebbero potuto (e forse dovuto) chiudere la partita. Ma lì qualcosa si è spezzato. La tensione, la pressione o semplicemente un calo momentaneo di lucidità hanno aperto la porta alla rimonta di Alcaraz, che non solo ha annullato tutti e tre i match point, ma ha poi vinto il set al tie-break, allungando così la sfida al quinto. Il set decisivo è stato l’emblema del tennis moderno: lotta punto su punto, scambi lunghissimi, passanti mozzafiato, fino all’epilogo nel super tie-break, dove lo spagnolo ha imposto la sua legge con un netto 10-2. Alla fine, dopo 5 ore e 29 minuti, Carlos Alcaraz ha conquistato la vittoria al Roland Garros, con Sinner deluso e rammaricato.

Il dettaglio crudele che accentua l’amarezza
Se già la dinamica della sconfitta poteva risultare difficile da digerire per Sinner e i suoi tifosi, un dato emerso nelle ore successive ha reso tutto ancora più beffardo. Analizzando le statistiche ufficiali dell’incontro, emerge un dettaglio tanto semplice quanto spietato: Jannik Sinner ha vinto più punti di Carlos Alcaraz. Il conteggio finale è infatti di 193 punti a 192 in favore dell’azzurro. Un solo punto in più, in una battaglia così lunga e serrata, che però non ha avuto alcun peso sull’esito del match.
È uno di quei paradossi del tennis che fanno riflettere su quanto conti non solo la quantità di punti vinti, ma il momento in cui vengono ottenuti. Sinner ha saputo dominare alcune fasi dell’incontro in modo netto, accumulando margini significativi in determinati game, ma non è riuscito a capitalizzare nei momenti più delicati, quando anche un solo punto può cambiare il destino di un intero torneo. I tre match point mancati rappresentano l’emblema di questa cruda realtà: bastava un colpo vincente in più, una scelta meno affrettata, una maggiore lucidità. Ma nel tennis, come nello sport in generale, non esistono “se” e “ma”.
Questo dettaglio statistico – un punto in più nel totale, ma la sconfitta nel risultato – racchiude tutta l’amarezza di un’occasione mancata. Non solo per ciò che Sinner ha dimostrato tecnicamente, ma per la consapevolezza che quella poteva (e forse doveva) essere la sua serata. Resta una prestazione eccezionale, che conferma la sua crescita e la sua maturità, ma anche una ferita aperta che, almeno per ora, brucia troppo per essere ignorata. La sensazione di aver fatto tutto il possibile, ma di non essere riuscito a cogliere il frutto del proprio sforzo, è la più dura da sopportare. E quel singolo punto in più, che non ha fatto la differenza nel punteggio finale, rimarrà come simbolo amaro di un match entrato nella leggenda.
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