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Milan, Gazidis pigliatutto. Dopo la scelta di Rangnick potrebbero lasciare Boban e Maldini

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Rottura totale e rivoluzione, ma questa volta dietro la scrivania. Il Milan, dopo i tanti ‘anni zero’ vissuti dallo spogliatoio di turno, cambierà anche nella stanza dei bottoni. Lì, a premerli, c’è l’ad Ivan Gazidis. Al di là di quella porta, sempre più lontani da via Aldo Rossi e dal Milan, Zvonimir Boban e Paolo Maldini. I rapporti, tesi fin da inizio anno, si sarebbero irrimediabilmente incrinati dopo le parole del croato, raccolte dalla Gazzetta dello Sport. E l’ex capitano potrebbe seguirlo.

Le tappe della rottura con Boban

19 giugno 2019. Marco Giampaolo firma un biennale e diventa l’allenatore del Milan. È la scommessa di Boban e Maldini, con il croato che in conferenza stampa spende parole al miele: “Il suo gioco rispecchia la nostra storia”. Ma il matrimonio dura appena 111 giorni: l’8 ottobre l’ex allenatore della Samp diventa anche un ex allenatore del Milan. Sembra la resa di Boban e Maldini, che però si impongono e scelgono Stefano Pioli. Come Giampaolo, anche l’ex Parma non sembra il profilo migliore per Gazidis.

Ecco allora che l’ad, nelle scorse settimane, inizia a muoversi per conto suo. L’idea è di cambiare allenatore dalla prossima stagione e sul taccuino il primo nome è quello di Ralf Rangnick. Il tedesco è un tipo particolare: non solo allena il Lipsia, ma ne è anche il direttore sportivo. Insomma, è un manager come tanti ce ne sono in Premier. In Italia non siamo abituati a vedere un tecnico impegnato ufficialmente nel mercato, ma con Rangnick le cose potrebbero cambiare. A patto che, oltre a Pioli, vadano via anche Boban e Maldini.

La notizia di un Gazidis vicinissimo a chiudere con Rangnick, dunque, scatena proprio il cfo croato. In primis perché l’allenatore del Lipsia è sponsorizzato da Hendrik Almstadt, braccio destro di Gazidis, che gestisce il budget del mercato del Milan. Budget al momento non noto, almeno a Boban: lui stesso, attraverso la Gazzetta, ha chiesto un incontro a Elliott per ristabilire i ruoli. Ma l’attacco principale a Gazidis risiede tutto in questa frase: “Non avvisarci di Rangnick è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan”.

Bandiere ammainate, tutto è in bilico

Nemo propheta in patria. Al Milan sta diventando un’abitudine. Dopo Leonardo e Gattuso, Boban e Maldini sembrano prossimi all’addio (così come Massara). Oltre a Rangnick, sarebbero sostituti poi da Geoffrey Moncada, attuale capo scout del club, in odore di promozione. I più sorpresi sembrano essere i tifosi, abituati a ribaltoni in panchina e in campo, meno a quelli dietro la scrivania. Soprattutto dopo così poco tempo, dato che Boban è un dirigente rossonero da meno di un anno. Sembra che al Milan non ci sia tempo di sbagliare, ma questa pressione non fa altro che produrre errori su errori.

Poi c’è Stefano Pioli, che sordo e cieco non è. Il momento della sua squadra è particolare, all’orizzonte ci sono una semifinale di Coppa Italia e una rincorsa all’Europa League. Tutto questo trambusto non fa che togliere la concentrazione ai suoi calciatori. Ma anche a lui stesso, dato che pure riportando il Milan in Europa potrebbe non essere riconfermato. Mentre Boban potrebbe salutare già oggi, si attende una dichiarazione da parte di Gazidis. L’ad, infatti, non esce a testa alta nonostante la situazione lo possa far apparire il vincitore di una lotta intestina. L’ex Arsenal ha sempre parlato di un’unità che invece non sembra mai essere esistita. E i tifosi, davanti alle ennesime bandiere ammainate, si chiedono quando torneranno a fasti di un tempo. Oggi c’è solo il caos. Povero Diavolo.