
La bruciante sconfitta per 5-0 contro il PSG nella finale di Champions League ha lasciato ferite profonde in casa Inter, ma soprattutto ha aperto un fronte caldo: quello tra Simone Inzaghi e la dirigenza nerazzurra. Nelle prossime ore, a Milano, è atteso l’incontro tra le parti per definire il futuro. Un confronto che, pur evitando i toni drammatici, rischia di essere decisivo.
🚨🇸🇦 Al Hilal are confident to get the final green light from Simone Inzaghi to become their new head coach.
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) June 2, 2025
Inzaghi will meet Inter on Tuesday to make final decision on his future but Saudi Pro League side keep waiting with optimism.
Al Hilal, planning to sign +3 top players. pic.twitter.com/adSl8m7CKm
Fiducia a parole, ma dubbi nei fatti
La posizione ufficiale dell’Inter è chiara: massima fiducia a Simone Inzaghi, ribadita anche dopo la disfatta di Monaco. Lo ha detto Marotta, lo ha fatto capire la società. Ma a smentire questa solidità ci ha pensato lo stesso Inzaghi: prima non chiudendo all’ipotesi Al-Hilal, poi con quel “non so rispondere” sul Mondiale per Club. Un’esitazione che pesa.
Alternative deboli per entrambi
Inzaghi ha l’offerta dell’Al-Hilal, che però non è il Real Madrid. L’Inter, dal canto suo, non ha un piano B forte. Cesc Fabregas affascina ma è un’incognita, De Zerbi è legato al Marsiglia, Chivu e Vieira non garantiscono esperienza, mentre Thiago Motta — ormai destinato alla Juventus — rappresentava l’unica opzione credibile. Insomma, nessuno ha l’alternativa che desidera davvero.
Tra mercato, potere e rinnovo: cosa vuole Inzaghi
La palla, ufficialmente, è nel campo di Inzaghi. Ma anche la società deve decidere. Il tecnico non ha ancora deciso se restare, ma chiederà precise garanzie: un mercato ambizioso, maggiore protezione a livello mediatico e istituzionale, un rinnovo fino al 2028 per uscire dalla logica degli accordi annuali. Non saranno richieste banali.
Chi rischia di perdere di più?
Se davvero Inzaghi decidesse di partire, lo farà in presenza di un’offerta economicamente irrinunciabile, con il placet della famiglia e con un club – l’Inter – che non sembra avere in mano una successione convincente. Al netto della disfatta con il PSG, resta un percorso tecnico e sportivo fatto di sei trofei, due finali europee e un saldo attivo importante sul mercato. È davvero lui l’anello debole? O sarà l’Inter, stavolta, a perdere di più?
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