Il 2019 è iniziato un po’ come il ‘suo’ anno. Lo diciamo facendo tutte le scaramanzie di rito. Perché a soli 23 anni il tennista romano ha vissuto un exploit negli ultimi mesi che lo ha portato al numero 31 del ranking. E questo anche se è stato appena eliminato, con qualche amarezza, dal torneo Roland Garros. Un risultato raggiunto grazie a una metà anno vissuta pericolosamente, tra finali, tornei vinti e tanta grinta.
Matteo Berrettini, professionista dal 2015, nell’aprile 2019 ha vinto il titolo a Budapest. Un trionfo che grazie alla finale conquistata a Monaco qualche giorno dopo, lo hanno spinto fino alle parti più alte della classifica. A ‘sole’ poche posizioni da uno dei suoi miti, Roger Federer. Così oggi le arene nelle quali affrontare i propri avversari si moltiplicano, ma lui, anche un po’ gladiatore visto che è nato a Roma, non si tira indietro. Tuttavia Berrettini è il campione dal talento ormai riconosciuto, colui che affronta la terra rossa in faccia e negli occhi, ma dietro al suo successo e senza nulla togliere all’individuo, c’è un team tutto italiano che lavora per consentirgli di dare il meglio. Conosciamolo meglio.
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Matteo Berrettini: chi è il suo coach
Sappiamo bene quanto i coach dei tennisti e il rapporto che ogni campione riesce a instaurare con loro, siano sempre molto importanti per vincere. In questo senso l’uomo chiave nel training di Berrettini è Vincenzo Santopadre. Romano, ex campione e professionista, classe 1971, con miglior piazzamento al numero 100 della classifica e attivo nel circuito a fine anni ’90, è la personalità che allena il campione da quando aveva circa quattordici anni e da quando, così si dice, parlava troppo in campo fino a guadagnarsi l’appellativo di ‘radio’.
Al Circolo Canottieri Aniene di Roma, luogo del cuore per il training, la figura dell’ex tennista non è l’unica a gravitare intorno al campione. Nel suo team con ruoli più o meno ufficiali ci sono il fratello minore Jacopo, anch’esso tennista professionista, Flavio Cipolla, suo compagno di allenamento e Stefano Massari, mental coach che lavora con lui da anni e che di recente ha concesso un’intervista a Agi. Di loro, ci piace pensarlo, è probabile che ognuno si occupi di un aspetto della sua preparazione senza rigidi confini. C’è la mente da allenare ma anche il corpo e la tecnica che seguono l’input iniziale. O così almeno preferiamo immaginare questo team bellico, visti i risultati, che lavora come un blocco unico, interconnesso e vincente.
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