E se l’Italia restasse a guardare? Oggi, per la seconda volta in 20 anni, è “black hole day”: non c’è nessuna partita di nessun campionato di calcio in programma. In Europa, però, i massimi tornei provano a fissare la ripartenza. La Germania, con la sua Bundesliga, potrebbe riprendere a breve. Più articolato il discorso in Francia, Inghilterra e Spagna. Doccia gelata per la Serie A, ancora frenata dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.
Anche se intanto la Lega di Serie A si compatta per portare a termine la stagione, con una delibera approvata anche dai club come Torino e Brescia, contrari alla ripresa. Come si legge in una nota, martedì 21 aprile l’assemblea “ha confermato, con voto unanime di tutte le venti società collegate in video conferenza, l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza”.
La Bundesliga riparte a maggio
I primi a tornare in campo potrebbero essere i tedeschi. In Germania gli allenamenti sono ripartiti il 20 marzo (a Lipsia), dal 5 aprile c’è stato il via libera definitivo. Si spera di riprendere il campionato già l’8 maggio. Una decisione sarà presa il 30 aprile, quando il governo valuterà il piano sicurezza.
Francia e Inghilterra, idee differenti
In Inghilterra la ripresa degli allenamenti è fissata tra il 18 e il 25 maggio, con il campionato che invece ripartirà il 13 giugno e si concluderà il 19 luglio. La nuova stagione partirebbe il 22 agosto o il 12 settembre. Negli stadi potranno entrare massimo 400 persone, ma solo addetti ai lavori.
In Francia le tempistiche sono diverse: la data in rosso per la ripresa degli allenamenti è l’11 maggio, scelta direttamente dal presidente Emmanuel Macron. Ma la Ligue 1 deve ancora pianificare nel dettaglio i tamponi a tappeto, i ritiri e la strategia per disputare le ultime 10 giornate. Dato non trascurabile, la maggior parte dei calciatori è contraria a tornare in campo con le condizioni attuali. Il piano alternativo è chiudere la stagione entro il 31 dicembre, giocando la prossima sull’anno solare anche per via del Mondiale 2022 che si giocherà in inverno in Qatar.
L’idea del Real Madrid
In Spagna l’emergenza è paragonabile, nei numeri, a quanto accade in Italia. Lì gli allenamenti potrebbero ripartire il 4 maggio: prima individualmente, poi in piccoli gruppi. L’obiettivo è tornare in campo nel weekend del 6 giugno. Difficile però centrarlo, dato che il ministro della Sanità vorrebbe prolungare lo stato di emergenza al 9 maggio.
Secondo il quotidiano Marca, i dirigenti del Real Madrid starebbero valutando la possibilità di giocare le ultime cinque partite in casa nel loro centro di allenamento. Più precisamente, sul prato dello stadio Alfredo Di Stefano, situato nella Ciudad Deportiva de Valdebebas. In Spagna, il proseguimento della stagione sarebbe possibile solo a porte chiuse e ciò ha portato i Blancos a preparare il piano B, che potrebbe essere seguito da altri club.
Spadafora: “Allenarsi non significa ripartire”
E la Serie A? Nella serata di lunedì Spadafora ha spiegato che “mercoledì ci sarà un incontro con la Figc, che presenterà il protocollo, prevalentemente per gli allenamenti. Oggi non do per certi né l’avvio del campionato né degli allenamenti il 4 maggio, se prima non esistono le condizioni per il Paese”. L’obiettivo del ministro dello Sport è “capire se il calcio è pronto per la ripartenza con gli allenamenti. Valuterò con attenzione, ma questo non deve dare l’illusione che riprendere l’allenamento vuol dire riprendere il campionato. Quello che mi interessa è che riparta tutto lo sport, non solo la Serie A”.
Tommasi: “Nessuna corsia preferenziale”
Sul protocollo citato dal ministro Spadafora si è espresso il direttivo dell’Assocalciatori presieduto da Damiano Tommasi. La posizione ufficiale, espressa in una nota, è che i calciatori vorrebbero tornare in campo, ma “con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavoratori, senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico-sanitari”.